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Montecarlo Jazz Festival 2022: i Jethro Tull non sentono l'impietoso scorrere del tempo
Scritto da Adriano Ghirardo   
lunedì 28 novembre 2022
MONTECARLO - Il concerto dei Jethro Tull, tenutosi alla Salle Garnier il 23 novembre scorso per il Montecarlo Jazz Festival 2022, è stato un vero e proprio tuffo nella storia del rock. Perché, già dal titolo del tour “The Prog Years” e dal video che ha preceduto il live, comprendente immagini di tutti i gruppi che diedero vita alla stagione del Progressive, era evidente la volontà di Ian Anderson, leader indiscusso del gruppo e unico componente della formazione originaria, di fare un bilancio storico di mezzo secolo di musica. Col sostegno di Joe Parrish alla chitarra, David Goodier al basso, Scott Hammond alla batteria e delle tastiere registrate dell'assente John O'Hara lo storico frontman ha tenuto il palco con personalità ed entusiasmo nonostante i suoi 75 anni e la broncopneumopatia che lo affligge da alcuni anni. Se il suono del flauto non ha risentito della malattia sembrando, addirittura, affinato nella tecnica strumentale la voce, purtroppo, ha denotato problemi di intonazione dovuti alla carenza di fiato. Ma il pubblico, conscio e riconoscente, non ha fatto mancare gli applausi soprattutto durante la riproposizione di classici quali “Aqualung” e “Living in the past”. Non sono mancate, ovviamente, le commistioni con la musica classica che hanno reso famoso il gruppo e segnatamente la Bourée di Bach e la Pavane di Fauré riviste alla loro maniera e contro le intenzioni degli autori come, simpaticamente, fatto notare da Anderson nel presentarli. Il concerto, interamente accompagnato da proiezioni video legate ai brani, ha spesso messo in sincrono il gruppo con le esibizioni originali della band accentuando l'effetto nostalgia nel confronto tra l'odierno Anderson e il ragazzo che fu. Ma nel repertorio eseguito non sono mancate composizioni più recenti come “Clasp” (1982), “Hunt by numbers” (1999) fino ad arrivare a “The zealot gene”, brano tratto dal disco eponimo uscito a gennaio di quest'anno. A dimostrazione che, nonostante gli acciacchi e l'impietoso scorrere del tempo, il folletto di Dunfermline ha ancora lo spirito per comporre e interpretare, saltando da una parte all'altra del palco, la sua mistura di rock, folk e classica.