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Laigueglia: il 25° Percfest esempio perfetto di ripartenza. Note dai live del 30 giugno e 3 luglio
Scritto da Adriano Ghirardo   
giovedì 15 luglio 2021
LAIGUEGLIA - La venticinquesima edizione del Percfest, tenutasi nell'usuale cornice di piazza Marconi a Laigueglia dal 30 giugno al 4 luglio, è stato il perfetto esempio di ripartenza artistica dopo la pandemia Covid-19. Infatti il doppio concerto serale ha permesso agli appassionati di assistere, senza assembramenti, alla programmazione di assoluta qualità garantita dalla direzione artistica di Rosario Bonaccorso. Purtroppo, per motivi personali, ho potuto assistere solamente a due serate (30 giugno e 3 luglio) ma le vibrazioni positive raccolte sono sufficienti per serbare il ricordo di una rassegna che seguo, con piacere, dalla sua nascita.

Mercoledì 30 giugno il Percfest si è aperto con le esibizioni del Dado Moroni Quintet (featuring Peter Bernstein) e del progetto multietnico Bil Aka Kora e Mezclando Cuba Sextet. Dado Moroni, Emanuele Cisi, Riccardo Fioravanti ed Enzo Zirilli sono nomi famosissimi tra gli appassionati del genere, ognuno di essi è leader di propri progetti e ha collaborato col gotha del jazz internazionale. Ma, nonostante ciò, restano umili servitori di questo linguaggio che hanno studiato, messo in pratica e contribuito ad arricchire del proprio tocco personale. Dopo un brano di Moroni in trio, dedicato al figlio, si è aggiunto il sax tenore di Cisi per una bella esecuzione di “Weaver of dreams”. Successivamente Peter Bernstein, uno dei massimi esponenti chitarristici contemporanei, è salito sul palco regalando, col solito stile privo di inutili sfoggi tecnici, una versione di “Fried pies” di Wes Montgomery e “Minority” di Gigi Gryce. Purtroppo i tempi stretti non ci hanno consentito di apprezzare ulteriormente un gruppo che meriterebbe di essere riascoltato con calma. L'atmosfera è completamente cambiata col progetto del cantante del Burkina Faso e del sestetto italo-cubano. Se l'Isla Feliz dei Caraibi evoca atmosfere festose, rum e rivoluzione è innegabile l'influenza della radice africana nello sviluppo della propria tradizione musicale. E questa liaison con l'Africa è proprio la ricetta di questo gruppo che, già dal nome, evoca una miscela nella diversità. E, in questi anni di diffidenze e identitarismi, è già una bella lezione umana ancor prima che musicale.

La serata di sabato 3 luglio, invece, vedeva programmato il piano solo di Olivia Trummer e il ritorno del progetto Travel Notes di Rosario Bonaccorso (featuring Fabrizio Bosso). La pianista tedesca ha incantato il pubblico di Laigueglia nonostante qualche intemperanza nei locali contigui censurata da un Rosario giustamente orgoglioso dello splendido meccanismo messo in piedi, in ricordo di Naco, in questo quarto di secolo. Ci sono tante brave cantanti che si accompagnano al pianoforte ma la Trummer è sembrata di un altro livello: una vera pianista e compositrice in grado di convincere sia dal punto di vista vocale che strumentale. Radici classiche e successivi studi prettamente jazzistici le garantiscono grande sicurezza espressiva e, non a caso, prestigiose riviste del settore la indicano come talento da tenere d'occhio. All'interno di un programma costituito soprattutto da composizioni originali non sono mancati alcuni standards tra cui “You must believe in spring” di Michel Legrand riletta con atmosfera più ottimistica rispetto al nostalgico originale. Non poteva mancare una nuova tappa del viaggio musicale di Rosario Bonaccorso per completare la mia breve esperienza di quest'anno. Insieme ai fidi Fabrizio Bosso, Andrea Pozza e Nicola Angelucci il leader ha riproposto alcune delle sue composizioni più note con il solito mix fra tradizione jazz e melodia italiana che è il marchio di fabbrica della sua scrittura. A 11 anni dall'uscita del cd che dà il nome al progetto il quartetto e con Bosso al posto di Andy Gravish il quartetto si muove come una macchina perfetta regalando emozioni agli ascoltatori. Che sia la classica “Canzone di Laigueglia” o l'ironica “Pink elepanther”, partorita dai fervidi sogni di Rosario, il gruppo si muove con scioltezza e precisione confermandosi come uno dei combos più interessanti della scena italiana.

Ed ora che dire? Attendiamo già l'edizione numero 26, possibilmente senza limitazioni sanitarie così da poter condividere ancora con maggiore trasporto quella comunità jazz che ha ormai salde radici nella cittadina di Laigueglia.

(6 fotografie di Umberto Germinale della Phocus Agency a pagina 127 della Galleria immagini)

(8 fotografie di Poulpy alle pagine 127 e 128 della Galleria immagini)