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Go man! "Napo": suonerò per te la colonna sonora dei "Blues Brothers", come nelle notti alla Cave
Scritto da Marco Scolesi   
martedì 25 maggio 2021
Anche gli eroi leggendari prima o poi se ne vanno. Oggi, martedì 25 maggio, alla Chiesa di San Giuseppe nella Pigna di Sanremo, la comunità musicale sanremese saluterà per l'ultima volta "Napo", al secolo Davide Bottini. Io non ci sarò ma voglio ricordarlo a modo mio, con la scrittura. "Napo" è morto ieri, lunedì 24 maggio, nel giorno in cui tutto il mondo celebrava gli 80 anni di Bob Dylan. Forse non è un caso se il nome di "Napo", amante della buona musica, si legherà per sempre al nome del menestrello di Duluth, un pezzo di storia della canzone d'autore (folk e rock), così come Davide è stato un pezzo di storia della Pigna e della Sanremo di una volta, quella sopravvissuta agli anni 70 e che ancora sapeva parlare in "sanremasco".

Sono tantissimi i ricordi che ora si affollano nella mente, voglio provare a riportarne alcuni. Ho conosciuto "Napo" prima come musicista e poi come persona, quindi come amico. Era un uomo leale, sincero, altruista e generoso. Aveva il dono dell'ironia e sapeva prendere le cose della vita con la necessaria "leggerezza". Se serviva, però, poteva essere "ruvido". "Napo" era un puro. Aveva un carisma innato, quando era presente sapeva fare la differenza, e si sentiva.

I miei primi ricordi, anche se all'epoca ero solo un ragazzino, vanno ai concerti con i Lou Reenato and The Bollocks (il nome è un omaggio a Lou Reed), con i quali "Napo" suonava, secondo me precursori (gli Skiantos di Roberto "Freak" Antoni erano già attivi dal 1975) del rock demenziale locale e in chiave sanremasca (la band fu fondata nel 1980 e, tra gli altri, c'erano, oltre a "Napo, Renato, i fratelli Massimo e Marzio Marossa e Zebà). Il ricordo più nitido che ho - se escludo una serata negli anni 80 all'Auditorium Franco Alfano, poiché ero troppo giovane - è quello di una "reunion", a inizio anni 90, in occasione del LiveTiki in spiaggia ai Bagni Kontiki, insieme a Ratamacue e Running Birds. Ogni tanto, anche in anni recenti, "Napo" amava, per pochi intimi, suonare le canzoni di quel periodo ma in versione acustica, voce e chitarra: ad esempio "I am the man of the mountain" o "La mia droga è Cremoliva". Era anche un modo per far conoscere ai più giovani un pezzo della sua storia e della storia musicale di Sanremo. Nel frattempo il rock demenziale, nato a Bologna negli anni 70 sull'ondata del punk rock, era diventato un genere a tutti gli effetti: pensiamo al Festival di Sanscemo ideato nel 1990 e fino ad arrivare ai successi da classifica di Elio e le Storie Tese.

La nostra amicizia poi iniziò a metà anni 90 al Sailor's di via Saccheri, traversa di via Corradi, dove "Napo" e la sua compagna di sempre Titti, rilevarono il pub, punto di ritrovo di artisti, nottambuli, beoni e marinai di Portosole. Fu così che prese forma il mito di "Napo", almeno per me. Fu sua l'idea di istituire il "Diario Lordo di Bordo", una sorta di grande libro sul quale tutti potevano scrivere o disegnare. Anch'io a più riprese, che all'epoca scrivevo già poesie, ne ho fatto uso. Anche grazie a quel libro sono nati, in bozza, i versi poi confluiti anni dopo (2002) nella mia prima raccolta poetica intitolata "Decalitro" e dedicata a quegli anni "rabbiosi" e goliardici, spesi tra sigarette tirate fino all'ultimo, birra alla spina, vino rosso, Montenegro, Pastis, "Chimay, Bacardi, Jamaican Rum". Anni "irregolari", nei quali si andava sempre oltre "l'1 e 35 circa". Intorno al Sailor's, tra musica live e mangiate improvvisate alle 5 del mattino (una delle specialità di "Napo" erano i fagioli alla cowboy), si creò un gruppo di amici, il primo nucleo, che poi migrò più tardi alla Cave, in vicolo Pescio, nella Pigna. Un locale unico e magico, tutto in legno e umido tra le pietre, come solo un tempo si costruivano. Stile taverna-osteria, alla francese, come una "grotta".

Ed è proprio La Cave ad aver segnato un'epoca, all'inizio degli anni 2000, con "Napo" che per noi era il "comandante", colui che ci guidava nelle avventure alcoliche, musicali e notturne. Quando c'era "Napo", vero trascinatore, La Cave era memorabile, con la sua assenza diventava un locale "normale", seppur sempre caratteristico e comunque mai "ordinario". Era popolato di una varia umanità: alla Cave ognuno era speciale a modo suo. C'era chi, amici di "Napo" di vecchia data, arrivava da esperienze di droga negli anni 70-80 e chi iniziava ad entrare nel palcoscenico della vita "adulta" (dove si "sbagliava da professionisti"), ma anche musicisti e scrittori, pittori, avventori smodati e cialtroni un po' tristi senza regole. "Napo" ogni tanto spariva e noi tutti a chiederci: "Dov'è finito Napo?". Nessuno lo sapeva, poi rispuntava in piena notte o dopo alcuni giorni dopo essersi "leccato le ferite", magari guardando il suo film preferito: "Blues Brothers" di John Landis con John Belushi. E poi c'era la musica, sia quella suonata dal vivo che quella proposta da "Napo". Non posso dimenticare Ivan Graziani ("Monnalisa" o "Pigro"), Paolo Conte (lo vedo ancora che divertito canta "Boogie" nella quale "l'orchestra si dondolava come un palmizio"), Fabrizio De André (con le mulattiere di "Creuza de ma"), lo swing di Sergio Caputo, Nicola Arigliano, gli Skiantos, i Rolling Stones, Santana, i Buena Vista Social Club o il rock-blues americano (Lynyrd Skynyrd e Allman Brothers Band). Tra i concerti - programmati o improvvisati - quelli di Stefano Piro (presenza fissa, anche con i suoi Lythium), Larry Camarda (che "Napo" chiamava Giornaletto per la passione comune per i fumetti), Enzo Cioffi, Andrea "Dema" De Martini, Mitch, Freddy Colt, Adriano Ghirardo "il Ragioniere", Carlo Ormea, Matteo Tacchi, Sergio Caputo (il violinista sanremese), Belisario, Martino Biancheri, Roger con le sue covers d'autore o Mino "Cattivello", solo per citarne alcuni anche se tutta la scena musicale locale è passata dalla Cave a prescindere dai generi. Negli anni d'oro La Cave era anche diventato il "dopo teatro" di eventi come il Tenco, Rock in the Casbah, Festival e Zazzarazzaz. Fu così che alla Cave arrivarono perfino Mauro Pagani della Pfm e collaboratore di De André e Vinicio Capossela, nostra colonna sonora e al quale "Napo" chiese un autografo sul cd "L'indispensabile".

Moltissimi, inoltre, gli aneddoti extra-musicali, ovvero quelli legati alla vita vissuta, ne rammenterò solo alcuni anche se molti resteranno in me o nei ricordi di chi li ha vissuti: i Capodanni "chiusi" alla Cave solo per pochi intimi e in "famiglia"; il matrimonio laico tra "Napo" e Titti in barca e poi proseguito in spiaggia alla Foce (ancora oggi a Sanremo se ne parla); il matrimonio di Matteo "lo sbirro" (dal quale andammo diverse volte a Vallebona); le sfide a "Belotta" in coppia con Nico o con Maurizio e Patrizio; le partite a freccette col "coltello tra i denti"; le cene al Mulattiere di via Palma gestito dalla famiglia Arieta. E ancora: fu "Napo" a chiamarmi per la prima volta Conte Brad, un soprannome che aveva inventato lui per i miei modi di fare - sosteneva - e per la passione comune per Paolo Conte. Negli ambienti notturni, per scherzare, lo presentavo come il mio "avvocato", o meglio il mio "illegale" di fiducia. "Napo" stava al gioco e si divertiva, c'era complicità e mi diceva: "Nega sempre, anche l'evidenza!".

Negli ultimi anni purtroppo ci siamo visti poco: l'ultima volta al bar del quartiere Borgo, dove "Napo" e Titti si erano trasferiti, dopo aver lasciato La Cave. Stava male e iniziò il declino fisico, lento ma inesorabile. "Napo" aveva soltanto 59 anni, ha "pagato" per una vita "irregolare" ma vissuta "andando al massimo", fino in fondo e pienamente. Non tutti possono dire altrettanto. Per noi che lo abbiamo conosciuto fa male sapere che non è più in giro, nei baretti di città o nei concerti con l'inseparabile cane Fango. Nelle nostre scorribande notturne non gliel'ho mai detto - poiché nella "Scuola dei Duri", come la definiva il giallista Andrea G. Pinketts - non ci si lascia andare ai sentimentalismi, ma la verità è che gli ho voluto molto bene e lo ringrazio per tutti i momenti che ha voluto condividere con me e con tutti noi. Go man! fratello maggiore "Napo", suonerò per te, ancora una volta, la colonna sonora dei "Blues Brothers" con Ray Charles, Aretha Franklin, James Brown, Cab Calloway e John Lee Hooker. "In missione per conto di Dio".