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Recensendo [cd]: "Right now! Live at the Village Vanguard" di Dayna Stephens
Scritto da Adriano Ghirardo   
venerd́ 08 gennaio 2021
Una certa critica specializzata, orfana dei leader carismatici dell'età dell'oro del jazz, si ingegna nell'esaltare l'opera di personaggi mediatici come Kamasi Washington e Shabaka Hutchings. Esistono, invece, musicisti come Dayna Stephens (classe 1978) che cercano, da anni, una loro via personale ottenendo meno
visibilità rispetto ai succitati artisti. Dopo nove cd in studio Stephens affida a un doppio live nel prestigioso Village Vanguard il compito di fare un bilancio della sua prima parte di carriera. Lo fa, insieme ad Aaron Parks, Ben Street e Gregory Hutchinson, con un repertorio largamente estratto dalle incisioni precedenti e aggiungendo solo tre brani inediti. Il gruppo, brillante e affiatato, è in perfetta sintonia con la “penna” del leader e il risultato è quello di un jazz contemporaneo, lontano sia dalla nostalgia per il bop che da un modernismo cerebrale. Perché, come nella migliore tradizione, il suono di Stephens assimila e rielabora i percorsi del jazz moderno senza imitare nessuno ma inglobando la storia nel proprio mondo musicale. La scelta di utilizzare, in un paio di brani, l'Ewi testimonia una ricerca timbrica sempre in atto anche se, normalmente, destinata al suo progetto elettrico “Pluto juice”. Parks contribuisce in maniera notevole alla riuscita dell'incisione col brano “Planting flowers”, composto a soli 15 anni, e con un solismo che raggiunge vette non sempre ottenute nei suoi progetti solisti. Per il vincitore del “Rising Star” per il sax tenore un buon punto di partenza per la seconda parte della sua carriera.