Laigueglia: il Percfest 2019 ha evitato le scorciatoie commerciali offrendo grande jazz |
Scritto da Adriano Ghirardo
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domenica 23 giugno 2019 |
LAIGUEGLIA - Da quasi un quarto di secolo il Percfest di Laigueglia segna l’inizio dell’estate musicale con la sua atmosfera di festa che anima, tra seminari pomeridiani e concerti serali, le vie del borgo marinaro. Poteva sembrare un azzardo la scelta, dell’amministrazione e degli organizzatori, di passare dai tradizionali concerti gratuiti al pagamento di un biglietto. Ma il pubblico ha risposto con grande interesse riempiendo, dal 13 al 16 giugno, l’abituale location di piazza Marconi, trasformata in un piccolo teatro all’aperto, come sottolineato dagli esponenti dell’amministrazione sempre presenti a sostegno del direttore artistico Rosario Bonaccorso. Ho avuto la possibilità di assistere solamente alle serate di venerdì, sabato e domenica e il livello si è confermato di assoluto rispetto evitando le scorciatoie commerciali che caratterizzano buona parte delle rassegne jazzistiche italiane e non. Venerdì il programma era dedicato al raffinato dialogo: Dado Moroni e Danny Grissett seguiti da Toninho Horta e Rudi Berger. Dado non è nuovo all’incontro con altri colleghi di strumento ed è stato in una di queste occasioni che Rosario ha deciso di organizzare un duo col quarantaquattrenne pianista di Los Angeles, noto soprattutto per la sua collaborazione con Tom Harrell ma ormai affermatosi come uno dei migliori esponenti del modern mainstream a 88 tasti. Il rischio della sterile dimostrazione di tecnica è stato subito spazzato via grazie alla musicalità e personalità dei due che, in un gioco di rimandi, hanno dimostrato notevole capacità di ascolto e interplay. Alternando brani in solitaria e in duetto Moroni e Grissett hanno interpretato composizioni originali e standards (con una predilezione per il repertorio monkiano con “We see”, “I mean you” e “Blue Monk” che ha chiuso il piacevole concerto). Chi conosceva Toninho Horta solamente per la collaborazione con Pat Metheny ha potuto scoprire un compositore, chitarrista e cantante di grande finezza. Il suo rapporto musicale col violinista viennese Rudi Berger (30 anni festeggiati proprio in occasione di questa tournée) si basa su un dialogo che alterna pagine prettamente melodiche a sprazzi di virtuosismo carezzando con note suadenti sia il pubblico autoctono che la nutrita rappresentanza brasiliana (Gilson Silveira, Valbilene Coutinho e altri) presente sia ai seminari che a sostegno delle esibizioni serali. Mazzariello, dopo la fama ottenuta accompagnando Fabrizio Bosso, ha presentato il suo cd solista “Debut” insieme a Bonaccorso e il suo mentore André “Dedé” Ceccarelli. Un set di grande finezza, apertosi con la classica canzone napoletana “Accarezzame” e proseguito con le composizioni originali presenti nel succitato album. Il giovane pianista campano si è confermato interprete di notevole tecnica e sensibilità dimostrando il suo carattere timido e schivo solamente nelle poche parole rivolte al pubblico. Bastava che si sedesse al pianoforte, però, per riprendere con sicurezza le redini del trio conquistando il convinto plauso del pubblico presente. Se Laigueglia, da decenni ormai, è la sua casa Rosario Bonaccorso ha presentato “A new home”, ultima fatica discografica recentemente pubblicata da Jando Music. Il percorso musicale di Rosario mantiene le caratteristiche note ai suoi estimatori: ricerca melodica accattivante ma mai scontata, un senso dello swing e della tradizione sempre presenti ma rielaborati dalla sua sensibilità aperta all’ascolto e alla interazione che gli consente, pur cambiando gli interpreti, di mantenere lo stesso spirito e sound. La front line di questo progetto è completata da Stefano Di Battista e Fulvio Sigurtà alla sezione fiati, Enrico Zanisi al pianoforte e Alessandro Paternesi alla batteria. Un concerto che vola via in un attimo grazie a composizioni che restano già in mente andando ad arricchire il repertorio compositivo del contrabbassista imperiese di adozione. L’ultima serata è iniziata col trio di Amedeo Ariano, Francesca Tandoi e Luca Bulgarelli. La pianista e cantante romana, trasferitasi con successo in Olanda da alcuni anni, ha confermato le belle parole spese per lei dagli addetti ai lavori. Swing a piene mani e un notevole senso del blues hanno caratterizzato un set che, dalla rivisitazione di “Sheikh of Araby” a standards quali “I didn’t know what time it was”, ha intrattenuto piacevolmente il numeroso pubblico presente. L’omaggio di Emanuele Cisi “No Eyes” al grande Lester Young ha chiuso in bellezza la programmazione. Il gigante del sax tenore, come ben spiegato da Cisi nella presentazione, ha giocato un ruolo decisivo nella storia dell’improvvisazione di origine afroamericana. Dallo swing (“Jumpin’ at the woodside” e “Tickle toe”) alla maestria nelle ballad fino all’influenza esercitata sulla nascente scuola del “Cool” ha gettato le basi del jazz moderno senza ottenere il riconoscimento meritato fino alla triste e solitaria morte in una stanza d’albergo raccontata da Cisi. Dino Rubino, diviso tra pianoforte e flicorno, l’onnipresente e versatile Rosario e Adam Pache alla batteria hanno contribuito alle esecuzioni di brani di Lester Young (o a lui ispirati) confermando le vibrazioni positive suscitate dal progetto nell’esibizione a “Jazz sotto le stelle” di Ospedaletti, festival che in questi anni ha conteso al Percfest lo scettro di rassegna più riuscita della Liguria di ponente. Alla fine tutti sul palco a cantare l’omaggio a Naco. Che, da lassù, sorriderà nel vedere come la creatura di 24 anni fa si sia trasformata ormai in un adulto, forte e fiducioso nel futuro della scena jazz nazionale ed internazionale.
(32 fotografie di Umberto Germinale della Phocus Agency alle pagine 113, 114 e 115 della Galleria immagini)
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