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L'editoriale [numero 50]: "Le etichette indipendenti osano con coraggio e jazz non convenzionale"
Scritto da Marco Scolesi   
domenica 30 settembre 2018
Il coraggio di osare, di andare oltre, di non essere conformisti. Questo dovrebbe fare sempre il jazz, più in generale l'arte. Purtroppo, spesso, non è così. Ma come sempre, anche nella convenzionale Italia, ci sono delle eccezioni, delle isole anarchiche, dove poter sperimentare in libertà. Nel variegato e stimolante panorama delle etichette discografiche jazz, ad esempio, sul versante indipendente troviamo delle gradite sorprese. Ma procediamo con ordine. Alcune settimane fa, circa alla metà di agosto, ho ascoltato, come faccio sempre, Radio 3 Suite. Il programma della serata, a cura di Pino Saulo, prevedeva un concerto del contrabbassista Fred Casadei, in trio con Marco Colonna (sassofoni) e Stefano Giust (batteria), registrato al festival "Area Sismica". Un bel concerto, di improvvisazione e ricerca sonora. I tre musicisti sono legati da una lunga collaborazione, confluita nelle registrazioni di diversi cd per l'etichetta Setola di Maiale, che ci riporta al ragionamento iniziale sul coraggio di osare. Setola di Maiale è un'etichetta discografica radicale che coinvolge musicisti indipendenti, improvvisatori e compositori. Nasce nel gennaio 1993 per esigenza dei musicisti Stefano Giust e, inizialmente, Paolo De Piaggi. Lo scopo principale di Setola di Maiale è cercare di compensare una esigenza molto diffusa nella comunità dei musicisti sperimentali, ovvero lavorare per dare corpo e continuità alle musiche creative prodotte nel nostro paese, ma non solamente. Setola di Maiale si fonda sulla partecipazione attiva e sulla creatività peculiare di ciascun musicista coinvolto: sono nati così progetti di collaborazione, festival, le performance alla 48a Biennale di Venezia o presso Radio Resonance del London Musicians Collective, o ancora la presenza all'Hanoi New Music Festival in Vietnam. Il catalogo - un tempo stampato su carta e dal 2005 on line, grazie alla collaborazione del musicista e informatico Daniele Pagliero - documenta la musica e le esperienze prodotte in tutti questi anni, proponendo lavori ufficiali di solisti e gruppi nell'ambito dell'improvvisazione creativa, non solo di derivazione jazzistica ma anche di musica contemporanea nella sua espressione più ampia. In altre parole, Setola di Maiale è devota alle musiche cosiddette d'avanguardia, come la libera improvvisazione, il free jazz, l'elettroacustica, la composizione moderna, la musica acusmatica, l'elettronica. I lavori prodotti sono realizzati in edizioni limitate con supporto cdr di alta qualità, molto curati e professionali. Setola di Maiale non è propriamente un'etichetta commerciale a fini di lucro e nemmeno un'associazione: è piuttosto un laboratorio-archivio di libera coagulazione artistica che opera nella più totale libertà creativa e gestionale, il cui unico intento è documentare e diffondere musiche del nostro tempo. La cultura della produzione on line diventa inevitabilmente l'unica forma possibile affinché certa musica possa esistere, in un mercato che evidentemente manca o è stereotipato. È anche un'affermazione di autodeterminazione, un'alternativa ad un modo di fare musica basato sul denaro, sulla mercificazione, sulla diffusione ad ogni costo, sul distacco tra musicista e pubblico a dispetto delle quantità di copie vendute. Setola di Maiale può essere pensata come una vera utopia commerciale. Questa la frase di Fred K. Prieberg (Musica Ex Machina, Berlino, 1960) scelta per la home page del sito: "Quale musica può rappresentare il mondo contemporaneo? Senza dubbio dovrebbe essere una musica moderna, una musica che affonda le sue radici nella realtà quotidiana, che rende conto dei rivolgimenti sociali e del fatto che la gran massa del pubblico non sa che farsene della musica. Nello stesso tempo dovrebbe anche - come ogni verità - avere qualcosa di sensazionale, e a tal fine basterebbe che questa musica non fosse falsa, come lo è invece quella che circola ora nella vita culturale, che impone al pubblico falsi sentimenti e relazioni, e costituisce un perenne ostacolo ai rapporti fra l'uomo e il suo tempo". Si noti come in più di 50 anni nulla, o quasi, sia cambiato. Chi fosse interessato può consultare il sito www.setoladimaiale.net. Tra le etichette discografiche italiane in linea con tale filosofia, seppur nelle diversità di stili, alcune rintracciabili sulla piattaforma on line Ijm, segnalo Auand, Dodicilune, Aut, Alfa, Tosky, Jasm, Nusica.org e la neonata We Insist. Ricordo anche le storiche Soul Note, Black Saints, Red, Cam Jazz, Philology, Egea, Abeat e V.V.J. (alcune sono ancora attive, altre no). Purtroppo ha cessato l'attività El Gallo Rojo, che per molti anni ha pubblicato jazz soprattutto nell'area geografica del nord est d'Italia. Questa la nota dei musicisti che l'hanno animata (tra questi Danilo Gallo, Zeno De Rossi e Achille Succi): "In dodici anni di attività e con settanta cd in catalogo, il collettivo El Gallo Rojo ha rappresentato - spesso anche fuori dai confini italiani - un esempio virtuoso di autogestione artistica, promuovendo interazioni umane e artistiche, accogliendo produzioni discografiche coraggiose, rendendo visibile il profilo di una scena jazz creativa non di maniera e raccogliendo attorno ad essa significativi consensi di critica, colleghi e appassionati. Ha espresso le istanze di una scena variopinta e libera, altrimenti confinata nelle segrete di un mercato musicale italiano fragilmente aggrappato alle proprie sclerotiche certezze. Ora El Gallo Rojo si scioglie e questa esperienza giunge necessariamente al termine. Siamo molto orgogliosi del cammino fatto insieme e delle impronte che abbiamo lasciato. Un grazie sincero a chi ci ha sostenuto e seguito in tutti questi anni, certi di rincontrarci nelle future forme che con la stessa curiosità di sempre scopriremo. Il nostro catalogo resta disponibile in forma digitale sul portale elgallorojorecords.bandcamp.com. Per le copie fisiche, si possono contattare i musicisti singolarmente". Per fortuna, grazie al mondo immateriale che abbatte i costi di produzione, le etichette discografiche indipendenti continueranno a sopravvivere e a darci la possibilità di ascoltare musica non convenzionale.