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Jammin Juan 2017: il bilancio delle tre serate. Alta dose di emozioni, oltre 100 musicisti coinvolti
Scritto da Jean Louis Truchi   
giovedì 02 novembre 2017
JUAN LES PINS - L'edizione 2017 del Jammin Juan è durata tre giorni e si è svolta a Juan Les Pins, al nuovo Palazzo dei Congressi, con il fine di presentare i giovani talenti del jazz. Nel pomeriggio di venerdì 20 ottobre si sono tenuti sette showcase di quarantacinque minuti, con quindici minuti di pausa e la sera tre concerti di un’ora. Sabato 21 ottobre, dalle 10 alle 19, undici showcase e la sera tre concerti. Infine domenica 22 ottobre tre concerti alle 16. In totale, durante questi tre giorni di jazz, ventisette formazioni in showcase o in concerto, oltre cento musicisti, trentacinque giornalisti della stampa nazionale e regionale, venti agenti e produttori nazionali ed internazionali, i rappresentanti di quindici festival di jazz del Quebec, del Belgio, dell'Aquitania, dell'Auvergne, della Bretagna, del Rodano-Alpi e della Provenza, Alpi Marittime e Costa Azzurra e più di un migliaio di spettatori ai concerti. Tra le migliori formazioni quelle di musicisti regionali molto noti quali Frederic Viale alla fisarmonica, in trio con un'invitata, l'eccellente cantante bulgara Magi Aleksieva Mey, il Roccassera Quartet con il violinista sanremese Sergio Caputo, molto bravo, Sebastien Chaumont Quartet, Merakhaazan solo al contrabbasso, il New Meeting Quartet di Jean Christophe Galliano, figlio del fisarmonicista Richard Galliano, Tie Break, il trio del pianista marsigliese Cyril Benhamou. Tra le altre formazioni ho apprezzato soprattutto il quartetto del violinista Scott Tixier e il duetto del chitarrista Joffrey Drahonnet che ha suonato una “D’Angelico” americana dal suono splendido insieme al sassofonista soprano Vincent Jourde, i cui acuti sono colmi di una splendida delicatezza e spesso offrono una tonalità molto grave, di una musicalità gradevolissima. Per quelli che come me adorano la tromba, si è rivelato una bella scoperta il quartetto di Lorenzo De Finti, al pianoforte, con il trombettista spagnolo Gendrickson Mena: una tecnica fantastica, molto simile a quella di Fabrizio Bosso. Per quanto riguarda i concerti serali, la prima serata è iniziata con un duetto troppo rumoroso, per poi proseguire con il trio di Gauthier Toux, pianista ispirato, e con i talenti assodati del quintetto di Sylvain Luc e Stephane Belmondo. Durante la seconda serata invece una musica non gradita alle mie orecchie, ma è solo una questione di gusti personali. Infine domenica tre eccellenti concerti: Emily Johnson (bella voce e ottima tecnica), Pierre Marcus, contrabassista nizzardo che attualmente suona a Parigi in quartetto con un giovane pianista, Frederic Perreard e, per concludere questo Jammin Juan, il quartetto di Richard Manetti, chitarrista la cui velocità sul manico non esclude la musicalità. Da notare un'atmosfera molto distesa, nonostante i molti controlli in materia di sicurezza. Idea molto brillante, questo jazz ad alta dose di emozioni: attendiamo trepidanti la prossima edizione.

(13 fotografie di Poulpy alle pagine 101 e 102 della Galleria immagini)