Woody Shaw è uno dei molti musicisti jazz a raccogliere in vita molto meno rispetto ai meriti che oggi la gran parte dei musicisti ed addetti ai lavori gli riconoscono. Quando una insufficienza renale gli tolse la vita nel 1989 a soli 44 anni la sua produzione artistica, sia come leader che come collaboratore tra gli altri di Eric Dolphy e Joe Henderson, testimoniava il proprio apporto sia come compositore mai banale che come innovatore del linguaggio trombettistico post-bop. Oggi Alex Sipiagin, trombettista russo che in quegli anni iniziava la propria carriera trasferendosi a New York, gli rende un doveroso omaggio alternando riletture di composizioni di Shaw a propri brani figli di quelle concezioni armonico-melodiche. Lo spirito di Shaw aleggia fecondamente in tutte le tracce anche se Sipiagin lavora in maniera intelligente sul suo repertorio trasformando il dolce 3/4 di “Katrina ballerina” in un 5/4 senza perdere in musicalità ed arrangiando in maniera moderna un altro classico degli anni 60 come “Cassandranite”. L’originalità del progetto è assicurata anche dall’utilizzo della chitarra di un Adam Rogers che, abbandonato temporaneamente il funky del progetto “Underground” di Chris Potter, si muove a suo adagio in questo contesto di jazz moderno ma con le radici ben piantate nella storia. Completano il quartetto con sensibilità Boris Kozlov al contrabbasso e Antonio Sanchez alla batteria. Riuscire ad omaggiare con personalità colui che Miles Davis, notoriamente poco incline ai complimenti, definiva “il più originale tra i trombettisti contemporanei” è un altro tassello nella crescita artistica di Sipiagin.