Recensendo [cd]: "Beautiful dreamers" di Bill Frisell |
Scritto da Adriano Ghirardo
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giovedì 07 ottobre 2010 |
Il geniale chitarrista americano, dopo lunghissima collaborazione con l’etichetta Nonesuch, debutta nel catalogo Savoy Jazz con un trio completato dal collaboratore di lunga data Eyvind Kang alla viola e la “new entry” Rudy Royston alla batteria. Il mondo di Bill Frisell è tutto compreso in queste sedici tracce che spaziano dal blues tradizionale di Blind Willie Johnson ("It’s nobody’s fault but mine") agli standards swing ("Benny’s bugle" e "Tea for two") passando per le proprie composizioni imbevute di country, pop e dissonanze moderne. Da qualche anno pare che la visionarietà che aveva dato luce a capolavori quali “This land” e “Before we were born” abbia lasciato spazio ad un gradevole ma rassicurante spaccato della cultura americana. Il Frisell più prettamente jazzistico, verso cui vanno le preferenze del recensore, è sempre più relegato nelle collaborazioni con Paul Motian o Don Byron anche se, quando omaggia Benny Goodman e con esso il chitarrista Charlie Christian, dimostra di saper sempre piazzare spunti di gran classe. Il disco risolleva le quotazioni del chitarrista rispetto al descrittivo e monocorde “Disfarmer” dell’anno passato ma non convince appieno soprattutto nella seconda parte dove gli accenni di un country consolatorio hanno la meglio rispetto ad alcune riuscite composizioni come “Winslow homer” e “A worthy endeavor”. C’è da augurarsi, per la prosecuzione della collaborazione con la Savoy Jazz, una incisione che riporti Frisell al ruolo che gli compete nella storia della chitarra contemporanea e che aveva portato il grande Jim Hall a definirlo “il Thelonious Monk della chitarra”.
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