Stefano Bollani, a dispetto della notorietà acquisita anche al di fuori dei normali circuiti jazzistici, è da anni un musicista che fatica a contenere i suoi poliedrici interessi in una proposta compiuta. Infatti, se si escludono il Danish Trio ed il progetto “I Visionari”, spesso i dischi da lui prodotti ne evidenziano la grande tecnica e l’indubbio talento insieme a derive goliardiche che compromettono il risultato finale. E’ quindi da accogliere con piacere l’incisione di questo live ad Amburgo in cui, accompagnato dalla rodata Ndr Big Band (già spalla, tra gli altri, di figure del calibro di Chet Baker e Dave Holland), interpreta cinque proprie composizioni. Grazie alla presenza di un’orchestra e agli arrangiamenti del sassofonista norvegese Geir Lysne, brani già conosciuti come “Elena e il suo violino” e “Il barbone di Siviglia” vengono riproposti sotto un’altra veste, consentendo al solista di interagire con un repertorio quasi reinventato rispetto alle incisioni originali. Gli arrangiamenti risentono dell’influenza di Carla Bley, soprattutto nell’iniziale “Storta va” in cui l’alternanza tra ritmi latini ed improvvise sterzate swing ricorda alcune delle partiture della grande musicista californiana. La sorpresa del disco è comunque il pianismo di Bollani che, affrancatosi dalla voglia di stupire, si ritaglia interventi solistici puntuali e mai fuori dalle righe. Forse il geniale pianista ha ancora bisogno di un leader che ne tenga a freno gli ardenti spiriti.