Il trio del pianista John Taylor, completato da Palle Danielsson al contrabbasso e Martin France alla batteria, è un meccanismo perfettamente rodato da anni di collaborazione e da una condivisione di vedute musicali che lo rendono facilmente riconoscibile nella pletora di “piano trio” della scena jazz contemporanea. Potrebbe, quindi, sembrare un azzardo quello di aggiungere la voce del sax di Julian Arguelles (quarantacinquenne inglese noto principalmente per la partecipazione a big band tra cui quelle di Carla Bley e Kenny Wheeler) in quanto gli equilibri interni al gruppo rischierebbero di risentirne. E’ invece il suono pulito ed incisivo e la sicurezza nel guidare il quartetto la sorpresa più felice di questo “Requiem for a dreamer” dedicato all’opera letteraria di Kurt Vonnegut.
L’ispirazione dell’erede di Mark Twain è esplicita solamente nel 5/4 di “Calypso 53” in cui vengono declamate alcune sue frasi lasciando per il resto del disco spazio alle consuete atmosfere tayloriane e limitando gli accenni letterari alla scelta dei titoli di alcuni brani. Momenti particolarmente piacevoli del disco risultano il brillante up-tempo “Unstuck in time”, “So it goes” in cui ci si aspetterebbe da un momento all’altro di ascoltare la tromba del sodale Kenny Wheeler e la struggente title track. E’, comunque, l’atmosfera generale dell’incisione a risultare convincente confermando il trio di Taylor come un caposaldo del jazz europeo e non solo e facendo presagire ulteriori collaborazioni con Arguelles i cui sassofoni potrebbero significare quello che per Keith Jarrett furono le ance di Jan Garbarek e Dewey Redman.