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Recensioni
Recensendo [cd]: "Songs of mirth and melancholy" di Branford Marsalis-Joey Calderazzo
Scritto da Adriano Ghirardo   
domenica 21 agosto 2011
La collaborazione con Sting negli anni '80 e la contaminazione con la cultura hip hop nel progetto Buckshot Lefonque hanno da sempre testimoniato l’apertura mentale di Branford Marsalis in contrapposizione ai dogmatismi stilistici del più celebrato Wynton. In questa occasione il cinquantenne sassofonista abbandona il classico quartetto, sviluppato ormai da decenni, in favore di un duo col suo pianista usuale Joey Calderazzo. Nelle nove tracce di “Songs of mirth and melancholy” si incontrano composizioni originali e riletture che regalano atmosfere variegate: si va dal jazz tradizionale di “One way” all’omaggio a Shorter “Face in the barroom floor” passando per delicate ballads ed una eccitante “Bri’s dance”. C’è, però, qualcosa che non convince all’ascolto più attento in quanto, al di là del tocco cristallino di Calderazzo e del perfetto controllo tecnico degli strumenti di Marsalis, il disco si dipana senza grandi sussulti come un algido esercizio di stile. Inoltre, la scelta di atmosfere classicheggianti, affrontate senza il pathos tipico della musica afroamericana, sembra voler accreditare una versione più accademica che contrasta con lo spirito dei tempi che il jazz ha sempre segnato e testimoniato. Attendiamo quindi un ritorno alle atmosfere post coltraniane del suo quartetto che gli ha permesso di ottenere notevoli riconoscimenti di critica e di pubblico.
 
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