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Recensioni
Recensendo [libri]: "I suoni della vita-Tre racconti sul jazz" di Rodolfo Cervetto
Scritto da Marco Scolesi   
domenica 05 novembre 2023
Di Rodolfo Cervetto, batterista jazz genovese, ho sempre apprezzato la tecnica, l'onestà intellettuale e la passione. Ho avuto diverse occasioni di incontro con lui - soprattutto nell'ambito dell'attività dell'associazione Rapalline in Jazz di Albenga - e molte volte l'ho ascoltato suonare, in progetti vari. Ora con piacere lo ritrovo nelle vesti di scrittore grazie al volume "I suoni della vita" uscito per la casa editrice Il Canneto. Rudy - classe 1971, 25 anni di carriera alle spalle, direttore artistico e ideatore della rassegna “Jazz and breakfast” del Teatro Nazionale di Genova e presidente dello storico “Louisiana Jazz Club” - ha scritto tre racconti che sono, prima di tutto, un atto d'amore e gratitudine nei confronti del jazz.
Il libro di Cervetto (con i disegni di Patrizio Colotto) è una suggestiva creatura letteraria tra fantasia e divulgazione storica. Un libro generoso, dove la passione per il jazz non è circoscritta all’autore ma cerca compagni e complici. E li trova. I fantasmi di Charlie Parker (nel primo racconto "Birdland 1953"), di Art Blakey e i Jazz Messengers (nel secondo racconto "L'ultimo concerto") e dei grandi maestri del jazz classico abitano queste pagine e accompagnano il lettore ai giorni nostri, con la promessa che non solo di musica si tratta ma della vita stessa, la più autentica. Particolarmente emozionante e poetico, come molte storie di jazzisti borderline (pensiamo a Chet Baker), il terzo racconto ("Una storia da raccontare"), dove il trombettista "da sezione" Red (probabilmente ispirato alla figura di Red Rodney, attivo negli anni 40 e 50 in big band ma anche con Bird e Dizzy Gillespie) finisce a suonare per strada come un clochard ("Il suo suono mi entrava dentro, mi dava i brividi. Emozioni che non si possono spiegare ma solo vivere. Il corpo le percepisce quasi fosse un’energia sconosciuta, la pelle è come se cambiasse consistenza", scrive Rudy con uno stile agile, asciutto e coinvolgente).
Un atto d'amore si diceva, e lo sottolinea anche Riccardo Bertoncelli nella prefazione: "Gli inglesi hanno un bel termine che qui ci sta a modino: “labour of love”. Indica quei lavori non di routine, anzi onerosi, per cui uno si impegna per il mero piacere di farli e non perché deve, o per ottenere un compenso o anche solo una gratificazione. Ecco, le pagine di questo libro sono un “labour of love”; con un doppio accento su “love”, perché l’autore se ne è accollato la fatica soprattutto per esprimere l’amore nei confronti della musica che ha segnato la sua vita, il jazz". E che ha segnato anche noi e che ritroviamo, con tutta la sua magia e l'invito al dialogo tra culture, in questi tre ispirati e onesti racconti che si chiudono con una "discografia emozionale".
 
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