| Home | Cerca | Galleria Immagini | The Mellophonium Bookshop |
sabato 27 aprile 2024
Direttore: Romano Lupi
Responsabile online: Marco Scolesi
| News | Articoli | Rassegne | Recensioni | Interviste |
Articoli
L'editoriale [numero 1]: "In cerca di jazz. Requiem per i Festival del Ponente Ligure"
Scritto da Marco Scolesi   
domenica 20 aprile 2014
Che desolazione. O meglio, uno strazio. In questa fase, essere appassionati di jazz nell'estremo Ponente Ligure, non è semplice. Il povero Studs Terkel, autore di "Giants of Jazz", un capolavoro del genere, se fosse ancora vivo non verrebbe a fare le vacanze nella nostra martoriata Liguria, una volta terra di Belle Epoque, e sede del prestigioso Festival del Jazz di Sanremo, primo in Italia. Oggi quella rassegna non esiste più, nonostante gli sforzi del contrabbassista Dodo Goya, che ha tentato di difenderla da un'amministrazione miope e incapace di gestire la cultura. Quando si crea qualche varco prova a fare qualcosa il Centro Studi Stan Kenton di Freddy Colt, ma è come predicare nel deserto. E poi continuano a dire che Sanremo è "la città della musica". Ma dove? Solo per il Festival delle Canzonette e il Club Tenco? Non basta. Questa è una città che non solo ha abolito il Festival del Jazz storico ma ha anche chiuso i battenti all'Auditorium Franco Alfano (oggi è abbandonato, metafora perfetta e drammatica della situazione) e non ha valorizzato la sua Orchestra Sinfonica. Anzi, ha tentato in tutti i modi di destabilizzarla, quasi come se fosse un peso, un fastidio. Ma vi rendete conto. Siamo alla follia. Ora siamo sotto elezioni e forse in futuro le cose andranno meglio ma adesso si piange, e amaramente. In generale, e questo fa ancora più male, è tutto il Ponente Ligure a piangere. Ma andiamo con ordine. A Ventimiglia Riccardo Anfosso, chitarrista, aveva creato Jazz'Alta, una rassegna fatta con gusto nonostante un budget ridottissimo. Poi il Comune è stato sciolto per mafia (come altri in zona) e tutto è svanito nel nulla. A Bordighera, per molti anni, prima al Palaparco e poi ai Giardini Lowe, è andata in scena la rassegna Bordighera Jazz e Blues, che però era sempre meno jazz e più funky o soul. L'identità dei festival è un'altra piaga: tutti nel nome si rifanno al jazz, ma in realtà scarseggia. E' una truffa per gli amanti della musica afro-americana, che nei programmi si ritrovano pop, cantautori, salsa o rock. E pensare che il jazz è improvvisazione, libertà. Anche la libertà di osare, senza rete, di rischiare. Qui, ormai, non rischia più nessuno. Deve sempre essere tutto rassicurante, per famiglie borghesi con gelato da passeggio. E anche qui Studs Terkel inorridirebbe. Resistono con tenacia e passione Jazz sotto le stelle di Ospedaletti, a cura di Umberto Germinale, e il Percfest del contrabbassista Rosario Bonaccorso. Quest'ultima rassegna, però, anche se interessante, spesso è stata troppo varia, con poco jazz e troppe percussioni. Anzi, troppo di tutto. L'idea è quella di fare una festa in musica, anche se non c'è niente da festeggiare. Il discorso cambia, invece, per il festival di Germinale. Quello di Ospedaletti è l'unico davvero jazz dalle nostre parti. Lì non si bara, non si vende un prodotto per un altro. Lì da dieci anni si fa del jazz, peraltro di ottimo livello. Si salvano anche le Rapalline, ad Albenga, dove Barbara Locci e Alessandro Collina stanno tentando, con grande fatica, di difendere il jazz con live, mostre ed eventi. Bravi, è un duro lavoro (nel savonese è sparita anche la rassegna di Alassio, che in passato ospitò Tom Harrell). In ogni caso un po' poco per un Ponente Ligure che avrebbe enormi potenzialità, purtroppo inespresse. Poi ci sono i locali, ma questo è un tasto dolente. In molti casi fanno suonare solo cover o standards senza privilegiare i progetti originali, che non mancherebbero. Non si osa. Inoltre, in molti casi non c'è rispetto per i musicisti, costretti a suonare in pessime condizioni, tra assurdi personaggi e situazioni inquietanti. Per non parlare delle jam sessions, una confusione totale. Per fortuna c'è la Francia, da sempre una via di fuga. Quest'anno, con profonda amarezza, neanche la Costa Azzurra è all'altezza delle aspettative. A Jazz a Juan Jean René Palacio ha trasformato la rassegna in un "carnevale". Dopo tanti anni, nel 2014 non ci sarà Keith Jarrett in trio. Chi ama la bellezza del pianoforte rimarrà a bocca asciutta. Ci sarà Stevie Wonder. Non proprio la stessa cosa. Stesso discorso per il Montecarlo Jazz Festival, dove imperversa sempre Palacio con la sua Sbm. Anche qui c'è di tutto, dal flamenco al blues. Il jazz va cercato col "lanternino". Per respirare un po' dobbiamo andare a Nizza, non tanto al Nice Jazz Festival (dove quest'anno arriveranno i Deep Purple), ma a Cedac, dove a breve suoneranno Dave Liebman e Billy Hart. Troppo poco però, sempre troppo poco. E' una lotta, una resistenza. Forse, in attesa di tempi migliori, è meglio percorrere le vie del silenzio, restando con prudenza ai margini dell'accampamento. Requiem!

 
<< Inizio < Prec. 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 Pross. > Fine >>