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Articoli
L'editoriale [numero 47]: "Con Jazz is Dead il jazz va oltre i confini e i generi per restare vivo"
Scritto da Marco Scolesi   
mercoledì 23 maggio 2018
Tante volte sul Mellophonium.it ci siamo interrogati sull'annosa questione dei festival jazz che si sono "trasformati" in contenitori di vari generi musicali. La tendenza è molto diffusa nella vicina Costa Azzurra (ad esempio Jazz a Juan o il Nice Jazz Festival), ma anche nel ponente ligure i casi non mancano (pensiamo a Uno Jazz di Sanremo). In sostanza sotto l'etichetta "jazz" vengono proposti generi più "commerciali" con lo scopo di attirare maggiori incassi e nuovo pubblico, magari meno esigente e più incline all'intrattenimento. Dal nostro punto di vista non si tratta di creare generi di "serie a" e generi di "serie b", poiché tutti sono meritevoli di attenzione se onesti e basati su criteri di qualità. Il problema, se così vogliamo difinirlo, è piuttosto quello di essere onesti e coerenti. Va benissimo, quindi, andare fuori tema, ma allo stesso modo sarebbe più corretto modificare i titoli dei festival. Intendiamoci, andare fuori tema è lecito, a volte anche necessario, purché la base e la matrice restino nelle radici del jazz. Se un festival, però, viene presentato come jazz non dovrebbe ospitare funky, soul, rock, folk o world music, e viceversa ovviamente. Ci rendiamo conto che la questione può apparire superflua e superata dai tempi. E non si tratta neanche di voler essere "puristi" a tutti i costi. E' semplicemente una questione di scelte chiare e nette. Di seguire una linea artistica, che spesso manca. In tal senso apprezziamo il coraggio e la coerenza di una rassegna organizzata dall'Arci di Torino dal 2017. Si tratta di "Jazz is Dead", un titolo che è tutto un programma e che vuole oltrepassare i confini del jazz, portandolo verso gli arditi orizzonti della sperimentazione musicale. Più chiaro e onesto di così non si può e il merito va al direttore artistico del festival Alessandro Gambo. "Jazz is Dead" è un contenitore multidisciplinare, dal concept ben definito, un momento di spettacolo senza primi artisti in cartellone, un festival irriverente, a partire dal nome, dedicato alle sonorità sperimentali, alternative, colte, alla contaminazione pura. La stessa contaminazione che è intrinseca nel jazz, genere di partenza nel concepimento del festival. Così come il jazz ha molte anime, "Jazz is Dead" si concretizza in diversi momenti, ciascuno con un ragionamento artistico ben preciso. Si parla a un pubblico curioso, competente e disponibile, cultori dei sotto-generi coinvolti, ma anche solo desiderosi di conoscere e scoprire musica nuova, facendosi guidare fiduciosi da una direzione artistica e agevolati dalla gratuità del festival. “Arci ritorna a sostenere la sperimentazioni e le produzioni coraggiose, investendo su percorsi alternativi e popolari allo stesso tempo. Lo facciamo con lo spirito con cui nel 1969 Arci contribuì alla realizzazione degli spettacoli di Dario Fo e Franca Rame, successivamente celebrati in tutto il mondo”, dichiara Andrea Polacchi, presidente Arci Torino. Il via è stato dato dall’anteprima di Asti, prevista giovedì 3 maggio, presso la chiesa sconsacrata di San Michele, che oggi è sede del Diavolo Rosso. Lo sperimentatore Chris Corsano, capace di passare con fluidità a suonare con popstar (Bjork), esploratori (Thurston Moore, Bill Orcutt) e titani del free (Joe Mc Phee, Paul Flaherty), ha percosso le pelli della sua batteria in omaggio al ritmo e ai suoni percussivi creando un'amalgama che racchiudeva astrazione, noise ed energia. Si proseguirà con le giornate del festival, dal 25 al 27 maggio a Torino, presso l’ex Cimitero di San Pietro in Vincoli, analizzando i tre momenti molto ben studiati, ciascuno con un proprio racconto e tessuto artistico.

Venerdì 25 maggio - Discreto, continuo, digitale

L'onda sonora, un flusso continuo di frequenze e ampiezze che si propagano nel tempo. Modificare il suono: le sperimentazioni di Patrick Higgins, formidabile compositore di musica per concerti e chitarrista unico dell'ensemble ZS. Il suo nuovo disco solista “Dossier” sta per uscire per Other People, etichetta discografica di Nicolas Jaar. Fermare il flusso, rendere il segnale discontinuo e discreto grazie agli ingranaggi sonori di Pierre Bastien. Riprendere fiato e gettarsi nuovamente in un continuum estatico grazie a Lubomyr Melnyk, inventore della tecnica del piano continuo, che presenta dal vivo l’ultimo album “Illirion” (Sony Classical). Infine un elogio alla digitalizzazione, che ha trasformato la natura in numeri, binari, veloci, elaborati da un calcolatore, Spime Im (già conosciuti per la formazione Niagara) presenta per la prima volta a Torino il progetto Exaland. Dal digitale si torna all’analogico con il giradischi e i vinili dei due dj set del noto performer torinese TMSO e della storica crew drum’n’bass The Dreamers.

Sabato 26 maggio - Dal mondo

La world music è tornata alla ribalta, a "Jazz is Dead" 2018 arriva la Rhabdomantic Orchestra che presenterà una produzione originale nata dall'incontro di Manuel Volpe con la talentuosa cantante etiope Misrak Mossisa. A cavallo tra funk meticcio, rare groove, psychedelia, jazz modale e world music, il repertorio ripercorrerà alcuni “standards” della musica etiope degli anni '70, conosciuta con il nome di ethio groove. Un'altra produzione originale sarà il concerto della One Blood Family, progetto nato dalla collaborazione tra la cooperativa sociale Atypica, l'associazione culturale Spazio Rubedo e The Sweetlife Factory. La "family", composta da ragazzi migranti e richiedenti asilo politico di diverse nazionalità presenti nell'area torinese, presenterà alcuni dei brani da loro scritti (con la supervisione di Manuel Volpe e Gabriele Concas) tra beat elettronici, world music e dancehall. Ancora groove, soul, vicino al jazz inglese, fino e ricercato unito ai suoni percussivi dei Mop Mop accompagnati dal cantante Wayne Snow. Il giro del mondo si completa con lo show del duo femminile colombiano-marocchino Not Your Exotic Monkey, e del dj set del gambiano Dj'mbo e del torinese Primitive.

Domenica 27 maggio - Sei X Duo

Il duetto, vis a vis, face to face. La composizione minima per non essere soli. Due strumenti che dialogano e si intersecano. I duetti più famosi della scena impro, noise, math italiana come gli Zeus, i Mombu, i NoHayBanda e ancora il duo sperimentale formato da Francesco Donadello e Andrea Belfi e la nuova oscura creatura di Massimo Pupillo e Stefano Pilia, in una scala verticale dal silenzio al rumore più estremo, che si completerà in una jam finale mai sentita e vista fino ad ora. Sempre duetto, ma con diversa forma, il reading “Mingus: nero, giallo, bianco, perdente”, da un’idea di Giordano Amato, con Davide Capostagno e Michele Anelli al contrabbasso, è un omaggio al grande musicista e un invito alla lettura di un’opera importante, aspra e apparentemente sconnessa, non a caso proposta in italiano con il titolo di “Peggio di un bastardo” (“Beneath the underdog” in lingua originale).

Si chiude sabato 23 giugno, incorniciati dagli scavi archeologici della Villa Romana di Almese: gli Zu si riuniranno in una data unica (con lo storico batterista Jacopo Battaglia) insieme a Mats Gustafsson (sassofonista fondatore della celebre Fire Orchestra) per riproporre il loro capolavoro "How to raise an Ox". Prima di loro si esibirà anche l'americano Paul Beauchamp con il suo concerto per "sega ed elettronica", il tutto sotto lo sguardo fisso del Monte Musinè e delle sue magiche leggende. Il festival prevede anche un momento di formazione, "Impro(b)abile", il laboratorio di improvvisazione radicale tenuto da Antonio Zitarelli (Mombu) e accompagnato da alcuni musicisti del collettivo-orchestra Pietra Tonale del Conservatorio di Torino. "Jazz is Dead" intende lasciare un solco, segnare un percorso fatto non solo di musica dal vivo, ma anche di discografia. Al festival è legata l’etichetta Musica Altra, percorso musicale che prevede pubblicazioni su vinile e una distribuzione su scala mondiale, un prodotto torinese, legato a un festival locale, che coinvolge artisti torinesi dalla risonanza internazionale (finora sono stati pubblicati l’album del sassofonista Gianni Denitto e della band psichedelica Indianizer). Il racconto del progetto è complesso e ricco di spunti, colpisce nella sua interezza, chiaro esempio di un concepimento strutturato e ricercato. E se il "Jazz is Dead"... lunga vita al jazz.
 
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