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Addio a Chick Corea: "Il primo incontro fu all'Auditorium F.Alfano di Sanremo nel 1991"
Scritto da Adriano Ghirardo   
sabato 13 febbraio 2021
Non è mai facile scrivere di un musicista che ci lascia prematuramente. Soprattutto quando il suo indiscusso valore artistico si mescola ai ricordi personali legati alle esibizioni live a cui ho avuto il piacere di assistere. Vidi suonare il grande Chick Corea in quattro occasioni, se la memoria non mi tradisce. Nel luglio 1991, quando l'Auditorium Franco Alfano di Sanremo accoglieva alcuni dei migliori musicisti internazionali, si presentò con la sua Akoustic Band completata dai giovani John Patitucci e Dave Weckl. Con la sfacciataggine dei miei vent'anni mi presentai nel backstage, al termine di un notevole concerto, per il rito dell'autografo ed iniziai a fare alcune domande ai musicisti. Ricordo che chiesi a Corea, in quel periodo diviso tra produzioni acustiche ed elettriche, quale strada avrebbe privilegiato nel disco successivo. “Non ho ancora le idee chiare. Tu cosa preferiresti ascoltare?”, fu la sua spiazzante risposta. Questo aneddoto mi ha aiutato a cogliere la differenza tra la disponibilità dei grandi musicisti e la supponenza di altre mezze figure della scena jazzistica. Un paio di anni dopo andai al Theatre de Verdure di Nizza ad ascoltare la versione aggiornata dell'Elektric Band di cui, al di là dei virtuosismi di Eric Marienthal al sax e Frank Gambale alla chitarra, ho un ricordo meno vivido. Passarono gli anni e non ebbi occasione di incontrarlo nuovamente sulla mia strada concertistica fino agli anni 10 del nuovo millennio. Come spesso accade per noi frontalieri della musica si è trattato di due trasferte nella vicina Costa Azzurra. Il cartellone del Nice Jazz Festival 2013 comprendeva il progetto “Chick Corea & The Vigil”, gruppo comprendente talenti quali Christian Mc Bride, Tim Garland, Charles Altura e Marcus Gilmore. Nell'occasione Corea presentò composizioni di non facile lettura per il pubblico, sovente distratto, delle rassegne estive. In effetti, nonostante la qualità dei brani e dei musicisti impegnati, dopo una mezz'ora di concerto si vide un consistente spostamento dal Theatre de Verdure alla Scène Massena dove, in contemporanea, si svolgeva l'esibizione di altri artisti. Il pianista del Massachussets, con la gentilezza ed il sorriso che lo hanno sempre contraddistinto, proseguì con lo stesso entusiasmo dopo aver fatto notare al pubblico che si sarebbe perso una parte importante del concerto. L'ultima occasione, per me, di vedere all'opera Corea fu nell'estate 2018 a Jazz à Juan, storica rassegna della cittadina di Juan Les Pins. Il trio acustico con Patitucci e Weckl, ricostituitosi dopo anni di collaborazioni saltuarie, ha regalato quello che io ricordo come il migliore dei suoi concerti. Composizioni originali e riletture di noti standards, con qualche piccola digressione nel mondo classico che Corea ha sempre studiato ed inglobato nel suo originale stile improvvisativo, sono stati il punto di partenza per una lezione di classe, tecnica ed interplay. Era evidente dagli sguardi che i tre musicisti si lanciavano il piacere della creazione condivisa. Ed io lo voglio ricordare proprio così, con quel sorriso di complicità sul volto. E con le ultime parole scritte sui social poco prima della sua scomparsa: “La mia missione è sempre stata quella di condividere la gioia della creazione musicale con tutti gli artisti che ho ammirato, questa è stata la ricchezza della mia vita”. E un pochino, di riflesso, ci ha aiutato ad arricchire anche la nostra.

Nota della redazione Csk: Armando Anthony Corea, detto Chick (Chelsea, 12 giugno 1941-Tampa Bay, 9 febbraio 2021) è stato un pianista e tastierista statunitense, noto soprattutto per le sue produzioni jazz-fusion negli anni Settanta. Vincitore di ben 22 Grammy Award, Chick Corea è ritenuto uno dei maggiori pianisti jazz, capace di adottare con gli anni uno stile molto personale di suonare il pianoforte, influenzato da musicisti come Domenico Scarlatti, Maurice Ravel e dal folclore popolare spagnolo. Oltre ad essere uno dei più influenti e famosi tastieristi fusion, era considerato uno dei più virtuosi utilizzatori di tastiere elettroniche, in special modo il Fender Rhodes, da lui sperimentato per la prima volta durante il periodo con Miles Davis. In tutta la sua vita artistica il suo modo di suonare il pianoforte è stato molto influenzato dal suo passato "elettrico" con il grande trombettista.
 
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