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L'editoriale [numero 60]: "The Big Love, Laurie Verchomin racconta vita e morte con Bill Evans"
Scritto da Marco Scolesi   
venerd́ 24 dicembre 2021
Ogni anno inseriamo nel nostro Best Jazz la categoria cd inediti o ristampe. Anche nel 2021 ne abbiamo ascoltate diverse, e personalmente ritengo la migliore "A love supreme-Live in Seattle" di John Coltrane. Dal momento, però, che la scelta non è stata facile, poiché avrei voluto scegliere Bill Evans, ho deciso di dedicare l'ultimo editoriale dell'anno all'indimenticabile pianista di Plainfield. A nome Bill Evans sono stati pubblicati "Behind the dikes-The 1969 Netherlands Recordings" (registrazioni olandesi con Eddie Gomez e Marty Morell) e "On a friday evening" (concerto inedito registrato nel 1975 a Vancouver con Eddie Gomez ed Eliot Zigmund). Entrambi meritano attenzione e vi invitiamo a recuperarli. Ma non solo. Nel 2021 è anche uscito un libro che mi sento di consigliare agli appassionati di Bill Evans e più in generale agli amanti del pianoforte applicato al jazz, in trio, in quel filone che va da Bill Evans, passa per Keith Jarrett e arriva a Brad Mehldau. Il titolo del libro è "The Big Love-Life and Death with Bill Evans" di Laurie Verchomin, traduzione di Flavio Erra (in Italia è stato pubblicato da Minimum Fax con il titolo "Il grande amore"). Partiamo dalla sinossi per capire di cosa si tratta.

Laurie Verchomin ha ventidue anni - studentessa appassionata di musica, teatro e scrittura, lavora come cameriera in una chiesa sconsacrata di Edmonton, Canada, riconvertita in ristorante cinese e discoteca - quando nel locale arriva a esibirsi il trio jazz di Bill Evans. Il grande pianista ha cinquant’anni, è già molto malato e sa che non gli rimane molto da vivere. L’incontro con Laurie è destinato a trasformare gli ultimi mesi che gli restano, ma anche per Laurie niente sarà più lo stesso. A fine serata incontra Bill, al tempo già logorato dai propri fantasmi. Lei è giovanissima e lui le chiede se ha voglia di passare del tempo insieme. Laurie decide di improvvisare un aftershow a casa sua, l’appartamento si riempie di persone. Da quella serata inizia una storia che terrà insieme Laura e Bill fino alla fine, fino a quando il corpo di Bill non sarà esausto. Trasferitasi a New York per stare accanto a quell’uomo dal corpo martoriato, ne scoprirà ben presto la disperata vitalità, la capacità di trascendere il male con la forza della musica e dello spirito. Una potenza inarrestabile, che troverà in "Laurie", il brano che Bill le dedica, la sublimazione e l’esito perfetto. Memoir, storia d’amore, ritratto di un genio, riflessione sulla morte, il libro di Laurie Verchomin è stato autopubblicato nel 2010, e grazie al passaparola ha raggiunto la grande comunità degli appassionati, trasformandosi in un vero e proprio oggetto di culto.

Riportiamo, citando la fonte (ovvero Minima et Moralia), alcune dichiarazioni di Laurie, rilasciate in occasione dell'uscita del libro in Italia. "La prima volta che ho visto Bill era seduto al pianoforte in un alone di luce, al centro di una chiesa che era stata recentemente trasformata in un ristorante. Era un venerdì 13 aprile molto nevoso e Bill stava suonando un concerto con il suo trio: oltre a lui, Marc Johnson al basso e Joe LaBarbera alla batteria. La mia prima esperienza con la musica di Bill è arrivata grazie a Kind of blue. L’ho sentito per la prima volta mentre ero al college, studiando teoria del jazz e danza moderna. Dopo averlo incontrato, sono diventata davvero una fan devota alla musica di Bill. Mi ha presentato la maggior parte delle sue opere incise e una serie di altri compositori classici, tra cui Stravinskij, Bartok, Ravel, Debussy, Scriabin e Lili Boulanger. Ma la maggior parte della mia educazione sulla musica di Bill è arrivata dopo la sua morte: la studio da quarant’anni. Bill era un uomo molto semplice. Aveva un innato senso di bontà, un cuore caldo e una mente aperta. La gente lo amava naturalmente. La mia comprensione della nostra relazione si è approfondita negli anni e ho scritto il libro dalla prospettiva di una donna completamente sviluppata: continua ad avere una presenza profonda nella mia vita, e ha avuto una grande influenza su tutti e tre i miei figli. Ascolto la musica di Bill ogni giorno, ancora oggi. E sto imparando a suonare alcuni dei suoi brani assieme ai miei figli. Se dovesse suggerire alcuni dischi di Bill partirei dai miei preferiti. Tra gli altri direi subito Sunday at the Village Vanguard, The Paris Concerts, Affinity, Bill Evans Solo, Conversation with Myself".

Un consiglio che ci sentiamo di dare anche noi, il modo migliore per chiudere con un po' di meraviglia questo complicato 2021.
 
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