Montecarlo Jazz Festival 2022: "A Moodswing Reunion", perfetta sintesi di tradizione e modernità |
Scritto da Adriano Ghirardo
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domenica 13 novembre 2022 |
MONTECARLO - All'interno della variegata programmazione del Montecarlo Jazz Festival 2022 la serata che destava maggiore interesse negli appassionati era quella del 9 novembre in cui la Salle Garnier ospitava la reunion del gruppo di all stars "A Moodswing Reunion" composto da Joshua Redman, Brad Mehldau, Christian Mc Bride e Brian Blade. Era il lontano 1994 quando un quartetto di promettenti giovani pubblicava quel “Moodswing” che oggi rappresenta un classico del modern mainstream. Quei musicisti, nel frattempo assurti a stelle di prima grandezza, hanno continuato a collaborare e ad incontrarsi in vari progetti fino alla reunion culminata nei dischi “Round again” (2020) e “Long gone” (2022) e alla tournée tuttora in corso.
Il concerto monegasco ha confermato il livello di interplay quasi telepatico sviluppato negli anni dal quartetto e la continua ricerca di nuove soluzioni all'interno di strutture che tengono insieme tradizione e modernità. Il live, iniziato con due composizioni di Redman tratte dal nuovo disco (“Long gone” e “Kite song”), ha messo in luce la crescita espressiva di un combo in grado di passare dall'esuberante post-bop delle origini ad una musica in grado di inglobare anche influenze provenienti dalla musica colta soprattutto grazie allo stile di Mehldau ma pure nella ricerca timbrica dei sassofoni di Redman.
I voli improvvisativi dei due principali solisti sono stati impeccabilmente stimolati e sostenuti da una delle ritmiche più swinganti della scena contemporanea in cui Mc Bride, sia nello stile che in composizioni come la blueseggiante “Floppy diss”, rappresenta l'anima più dichiaratamente black. La ballad “Sweet sorrow”, che apriva il disco “Moodswing” con una atmosfera di rarefatta intensità, ha rappresentato uno dei momenti di maggiore intensità di un live che, in un'ora e mezza, non ha mai avuto momenti di cedimento. La vitalità di Redman, l'introversa sapienza armonica di Mehldau e il gioco di rimando continuo fra Mc Bride e Blade hanno scaldato il pubblico “costringendo” il gruppo ad un doppio bis.
Se il primo, tratto dal disco di Mehldau “Highway rider” a cui Redman partecipò, sembrava programmato gli applausi persistenti hanno portato i quattro a sciogliersi nel trascinante blues finale a dimostrazione di come pure le strutture armoniche più semplici sappiano sempre, nelle mani giuste, riservare emozioni e sorprese. Ed è questo il segreto del jazz che, quando evita di cercare contaminazioni a tutti i costi, resta la migliore sintesi fra la complessità armonica europea e il trascinante ritmo africano.
(10 fotografie di Umberto Germinale della Phocus Agency alle pagine 137 e 138 della Galleria immagini)
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