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Recensendo [cd]: "Motet" di Mo Van Der Does
Scritto da Adriano Ghirardo   
giovedì 05 maggio 2022
Nella storia del jazz europeo i Paesi Bassi si sono sempre distinti per qualità dei musicisti (ad esempio Han Bennink e Misha Mengelberg), festival (North Sea Jazz Festival) e locali specializzati (il Bimhuis di Amsterdam). Oggi che il Nord Europa sforna, soprattutto, esponenti di quella estetica vicina all'Ecm e lontana dalla tradizione afroamericana scopriamo con piacere il venticinquenne altosassofonista Mo Van Der Does. La sua proposta musicale, seppur moderna ed originale, omaggia in maniera chiara la polifonia jazz attraverso un fine arrangiamento della sezione fiati composta da due sassofoni (alto e tenore), tromba e clarinetto basso sostenuti con discrezione da piano, contrabbasso e batteria. Nelle otto tracce che compongono questo riuscito lavoro i riferimenti sono espliciti già dai titoli: “Edward and Charles at the diner”, oltre alla citazione di “Take the A train”, esplora il mondo musicale creato da Ellington e Mingus mentre “Mass for the infidels” riecheggia, più nel titolo che nello sviluppo, la famosa “Dance of the infidels” di Bud Powell. Il settetto, tutto composto da giovani talenti olandesi, è una formazione che permette sia l'agilità improvvisativa del combo che la scrittura a più voci tipica della big band. Un nome da tenere d'occhio per il presente e, soprattutto, il futuro del jazz europeo.