| Home | Cerca | Galleria Immagini | The Mellophonium Bookshop |
venerdì 19 aprile 2024
Direttore: Romano Lupi
Responsabile online: Marco Scolesi
| News | Articoli | Rassegne | Recensioni | Interviste |
Recensendo [cd]: "A love supreme-Live in Seattle" di John Coltrane
Scritto da Adriano Ghirardo   
giovedì 13 gennaio 2022
L'annuale sorpresa coltraniana non è la solita chicca per collezionisti che, fra brani dimenticati e versioni alternative di brani già noti, mantiene vivo il suo nome senza aggiungere nulla di particolare alla sua immensa statura artistica. Perché questa versione live del capolavoro, recentemente premiato col disco di platino consegnato al figlio Ravi, si va ad aggiungere all'unica registrazione dal vivo conosciuta e cioè quella di Juan Les Pins. Ma, in questa occasione, la suite viene allungata e arricchita sia come formazione che come spirito interpretativo. Sarà l'atmosfera del club rispetto alla più compassata rassegna francese, saranno i tre mesi passati da luglio ad ottobre del 1965 o l'aggiunta di Pharaoah Sanders e Carlos Ward ai sassofoni e Donald Garrett al secondo contrabbasso ma i movimenti della suite sono affrontati con maggiore libertà. La qualità della registrazione, tenuto conto della sua non ufficialità che porta ad un volume forse eccessivo della batteria di Elvin Jones rispetto ai fiati, è più che accettabile e trasmette l'energia del combo mentre (ri)scrive una pagina fondamentale del jazz moderno. Le quattro tracce originarie diventano otto poiché le introduzioni affidate a contrabbasso o batteria, già presenti nella versione in studio, si trasformano in interludi prima di sfociare nei temi conosciuti e la durata del disco passa dai 37 minuti ad un'ora e un quarto del live. Una incisione dal valore storico e artistico notevole che ci riproietta in un periodo d'oro del jazz e, contemporaneamente, fa riflettere sulla produzione recente che non regge il passo nel confronto con questi giganti.