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La Rai ripropone in HD "Jazz Band", sceneggiato tv del 1978 in tre puntate di Pupi Avati
Scritto da Marco Scolesi   
venerd́ 24 aprile 2020
L'emergenza sanitaria Covid-19, che ci costringe nelle nostre case, ci offre, grazie al tempo libero che ne deriva, anche la possibilità di riascoltare dischi del passato, rivedere film e leggere libri che magari non abbiamo mai trovato il tempo di leggere. Vi proponiamo un'idea che unisce cinema e jazz grazie al maestro Pupi Avati. Il rapporto con gli attori, a cominciare da Lino Capolicchio: lo racconta Pupi Avati che – da venerdì 10 aprile alle ore 22 su Rai Storia (tre appuntamenti in totale, ogni venerdì fino al 24 aprile) – introduce il nuovo appuntamento con lo sceneggiato “Jazz Band”, da lui diretto nel 1978 per la Rai e che racconta la storia di un gruppetto di ragazzi bolognesi che nel 1956 sognano il futuro attraverso la musica jazz. Capolicchio (nel cast anche Carlo Delle Piane e Gianni Cavina) è quasi un alter ego dello stesso Avati, che lo dirige anche nell'apprendimento del clarinetto, per meglio risultare nella recitazione. Avati, infatti, ha fatto parte di formazioni jazz come clarinettista, e in "Jazz Band" prende parte alle "jam session" inserite nella colonna sonora. Lo sceneggiato è proposto in versione restaurata in HD, tramite digitalizzazione dei master originali. "Jazz Band" è uno sceneggiato televisivo di sole tre puntate, andato in onda sulla Rai dal 30 aprile al 14 maggio del 1978, scritto e diretto da Pupi Avati. Bologna fine anni cinquanta. Giuseppe è un giovane studente orfano di padre, che vive con l'affettuosissima madre e il nonno pensionato, anch'egli vedovo, nonché sempre pronto a cercare l'approvazione del nipote per ogni sua nuova fidanzata. Il ragazzo condivide una grande passione per il Jazz tradizionale, al punto di aver da poco fondato un'orchestrina con tre amici, cosa che rende loro orgogliosi nel loro ingenuo anticonformismo da piccoli "duri" di provincia. Il concerto nella città felsinea di Kid Ory, vera leggenda vivente dei tempi d'oro di New Orleans, è la molla che li spinge a fare sul serio con i propri progetti musicali. Nasce così la Criminal Jazz Band: la formazione consta rispettivamente di un clarinetto (Giuseppe), un pianoforte (Vittorio), un banjo (Giancarlo) ed una tromba (Luigi), perciò i ragazzi decidono di allargarla con altri tre elementi, necessari per completare un classico settetto; intanto, su consiglio del nonno, durante l'estate Giuseppe prende lezioni da un insegnante, migliorando sensibilmente a suonare il suo strumento. La ricerca dei quattro ha termine quando incontrano il bizzarro Carlo, appassionato di ritmo e percussioni, nonché figlio del portiere nel palazzo di proprietà del padre di Vittorio, presso cui il ricco signore intercede affinché lo scelga come batterista, il contrabbassista Maurizio di estrazione classica, ma desideroso di cimentarsi col jazz, e soprattutto poi l'esperto seppur spiantato trombonista Giuliano, grazie al quale, dopo un costante numero di prove, il complesso fa consistenti progressi ed acquisisce fiducia nelle sue possibilità. Il nuovo arrivato ottiene pure la possibilità di un'audizione da parte di "Cicci" Foresti, potente e benestante impresario locale nonché grande intenditore di musica afroamericana; il responso di quest'ultimo è però quasi totalmente negativo, tranne per Giuseppe, del quale apprezza le doti molto promettenti seppur ancora acerbe, al punto di invitarlo ad una festa dove lo presenta a Nardo, a capo della Magistratus, la migliore formazione jazz bolognese. Dopo aver inizialmente accettato l'allettante offerta del bandleader di sostituire il suo clarinettista per un'imminente tournée, il ragazzo torna sulla sua decisione preferendo rimanere con gli amici. Sebbene il sorgere di alcune incomprensioni interne ed addirittura un acceso confronto politico-ideologico che vede coinvolti Giuliano e il padre di Vittorio, sembrerebbero da principio mettere fine ai sogni dei giovani musicisti, incredibilmente invece il gruppo si ricompatta: allora con un profondo moto d'orgoglio e rivalsa la Criminal Jazz Band decide di farla vedere ai propri rivali. Infatti quando la Rai stabilisce di far suonare dal vivo alla radio le migliori jazz band italiane, e per rappresentare Bologna viene scelta l'orchestra di Nardo, con un rocambolesco stratagemma i sette rivendicano per sé tale prestigioso onore: per stabilire quale delle due compagini ne sia maggiormente degna, viene allora organizzata una sfida a base di standard tra le due formazioni, davanti ad una giuria competente, il cui responso finale sarà sorprendentemente incerto fino all'ultimo. Le avventure musicali accompagnano i sette ragazzi attraverso vicende pubbliche e private, come i primi turbamenti amorosi, il dolore per la morte di un caro amico, gli scontri tra opposti schieramenti politici che caratterizzano l'epoca, un matrimonio ed in generale l'intensità emotiva tipica dei ventenni. Il film è nato da una idea autobiografica del regista, e vi sono presenti le grandi passioni che da sempre lo accompagnano nel suo percorso cinematografico: Bologna e il jazz. Il film, ambientato nel capoluogo emiliano degli anni cinquanta, e con il personaggio del clarinettista Giuseppe, che porta il suo vero nome, racconta la storia della Criminal Jazz Band, che altra non è che la Doctor Dixie Jazz Band, in cui lo stesso regista suonò come clarinettista, aprendo una finestra narrativa su quella che è stata "l'altra vita" di Pupi Avati, quando, prima di intraprendere la carriera cinematografica, cercò di affermarsi come musicista. La colonna sonora è stata curata da Amedeo Tommasi, da sempre fidato collaboratore di Avati. Ai tempi del passaggio in tv dello sceneggiato, raggiunge le più alte vette discografiche, grazie alle bellissime melodie splendidamente eseguite dai seguenti musicisti: Nardo Giardina, Checco Coniglio, Marcello Rosa, Gianni Sanjust, Amedeo Tommasi, Umberto Melloni, Aimone Finotti, Alessio Urso, Gherardo Casaglia, Roberto Spizzichino, Mingus Mingotti, ma soprattutto dal famoso clarinettista Henghel Gualdi, autore, tra l'altro, delle sigle di apertura e di chiusura, Jazz Band e Sweet Time. Anche Avati, come testimoniato dai titoli di coda, partecipa alle esecuzioni dei brani. "Jazz Band" si può rivedere sulla piattaforma on-line Rai Play o grazie a un confanetto con tre dvd.