Recensendo [cd]: "Don't call it justice" di Leonardo Radicchi "Arcadia Trio" |
Scritto da Adriano Ghirardo
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mercoledì 17 aprile 2019 |
La scena jazz nostrana vive una situazione contraddittoria in cui parecchi musicisti affermati vivono sulle passate glorie lasciando poco spazio ad una generazione curiosa in cerca della fusione fra tradizione e modernità. Tra i gruppi che, al di là di una ristretta cerchia di addetti ai lavori, meriterebbero maggiore visibilità è da annoverare l'Arcadia Trio composto da Leonardo Radicchi ai sassofoni, Ferdinando Romano al contrabbasso e Giovanni Paolo Liguori alla batteria. La prestigiosa collaborazione con Robin Eubanks costituisce un biglietto da visita di tutto rispetto per questa incisione pubblicata dall'etichetta indipendente Alfamusic. Se “essere giovani senza essere rivoluzionari è una contraddizione perfino biologica” come disse Salvador Allende non c'è da stupirsi che i tre giovani musicisti usino le proprie “armi” strumentistiche per denunciare i mali che affliggono il mondo. Già il titolo di questo riuscito cd è esemplificativo di una musica non pacificata, inadatta a quella visione lounge che certo jazz odierno ha acquisito snaturando lo spirito originario della musica di origine afroamericana. Ma la bravura del trio è quella di ottenere una musica vibrante e moderna mantenendo, però, la piacevolezza d'ascolto. Dal brano eponimo che apre il cd con la sua ritmica frastagliata, all'orientaleggiante “Necessary illusions” passando per le dediche a Gino Strada ("Utopia") e al giovane senegalese vittima a Firenze dell'odio razziale ("In memory of Idy Diene") si respira la voglia di battersi per un rinnovamento musicale ed etico del nostro paese. Dal punto di vista musicale pare di percepire, in alcuni brani, una certa vicinanza ai percorsi del trio Sclavis-Texier-Romano mentre la presenza di Marco Colonna al clarinetto basso in “Salim of Lash” e di una sezione fiati nel succitato omaggio al fondatore di Emergency arricchiscono la tavolozza sonora. A chiudere, dopo nove composizioni del leader, la silveriana “Peace”, auspicio di una risoluzione non violenta dei tanti conflitti che insanguinano il mondo. Un disco riuscito per tre musicisti di cui sentiremo parlare per il presente e il futuro del jazz italiano.
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