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L'editoriale [numero 51]: "La musica tra le righe di James Baldwin, jazz-blues contro il razzismo"
Scritto da Marco Scolesi   
sabato 26 gennaio 2019
Da sempre al Mellophonium.it ci occupiamo del rapporto tra il jazz e le altri arti, soprattutto con la letteratura. Accogliamo con piacere, quindi, la trasmissione di Radio 3 "La musica tra le righe", in onda ogni sabato alle ore 19. La trasmissione, come si evince dal titolo, va alla ricerca della musica presente nei romanzi. Sabato 26 gennaio il libro preso in esame è stato il bellissimo e intenso "Un altro mondo" ("Another country") dello scrittore di colore James Baldwin, oggi, per fortuna, oggetto di una meritata rivalutazione (per il cinema il regista Barry Jenkins ha realizzato il film "Se la strada potesse parlare", tratto dall'opera omonima di Baldwin). Un romanzo sul mondo dei neri d'America. Batterista jazz per vocazione e mestiere, Rufus si imbarca in un rapporto d'amore con Leona, una donna bianca del sud più acceso e razzista. Un amore basato sì sulla sfrenatezza dei sensi, ma anche e soprattutto su una scelta libera e spontanea in grado di superare ogni barriera razziale. Ma a poco a poco tra i due si insinua la dolorosa consapevolezza della propria diversità, che porterà Leona alla follia e Rufus a uno squallido vagabondaggio nei più sordidi angoli di New York tra vizio e disperazione. La colonna sonora è il jazz frenetico del Greenich Village, quello degli anni 50 e 60, è il blues rurale e dolente: c'è il Be Bop di Charlie Parker, ci sono le voci immense di Bessie Smith, Billie Holiday e Nina Simone, c'è Jelly Roll Morton. Con piacere ricordiamo chi era lo scrittore James Arthur Baldwin (New York, 2 agosto 1924-Saint Paul de Vence, 1 dicembre 1987). Ultimo di nove figli, cresce in povertà, sviluppando un rapporto tormentato con il patrigno, una persona rigida e molto religiosa. Sin da bambino cerca una via d'uscita: "Sapevo di essere nero, naturalmente, ma sapevo anche di essere molto sveglio. Non sapevo come avrei usato il cervello, né se avrei potuto usarlo, ma quella era l'unica cosa che potevo usare". Già all'età di 14 anni Baldwin passa gran parte del tempo in biblioteca e scopre la passione per la scrittura. Seguendo le orme paterne diventa un predicatore presso una piccola chiesa pentecostale di Harlem. "In quei tre anni sul pulpito, me ne rendo conto adesso, ciò che mi trasformò in uno scrittore, un vero scrittore, fu avere a che fare con tutta quell'angoscia e quella disperazione, e con tutta quella bellezza". Si può facilmente ritrovare una forte influenza del linguaggio religioso in Baldwin, nel suo stile e nei suoi toni. Desideroso di andarsene di casa (perché lasciare il pulpito voleva dire anche dover lasciare casa) Baldwin trova un impiego nelle ferrovie del New Jersey. Dopo un po' si trasferisce al Greenwich Village, dove incontra lo scrittore Richard Wright. Per alcuni anni lavora come freelance, scrivendo soprattutto recensioni editoriali. Durante gli anni dell’adolescenza ad Harlem e al Greenwich Village, Baldwin inizia a rendersi conto della sua omosessualità. Anche se non aveva ancora scritto neppure un romanzo, Wright gli procura una borsa di studio per Parigi. Qui Baldwin trova la giusta distanza dalla società americana in cui era cresciuto per poterne finalmente scrivere. A partire dal 1948 vive soprattutto nel sud della Francia, ma torna spesso negli Stati Uniti per discorsi e conferenze e dal 1957 prende l’abitudine di passare circa sei mesi l'anno a New York. Nel 1949 Baldwin incontra e si innamora di Lucien Happersberger, un artista svizzero di 17 anni, ma il matrimonio di Happersberger tre anni dopo lascerà Baldwin sconvolto. Da Parigi Baldwin si trasferisce in Svizzera, dove scrive il suo primo romanzo "Go tell it on the mountain", pubblicato nel 1953, opera autobiografica sulla sua giovinezza ad Harlem. La passione e la profondità con cui raccontava la lotta per la vita dei giovani neri americani non aveva precedenti. Il romanzo, anche se non ottenne subito questo riconoscimento, oggi è considerato un classico della narrativa americana. Nel corso degli anni Cinquanta Baldwin si sposta tra Parigi, New York e Istanbul e scrive la raccolta di saggi "Notes for a native son" e il racconto "Giovanni's Room", parlando di argomenti al tempo tabù, come l'omosessualità e le relazioni tra persone di etnie diverse. "Quando ti trovi in un’altra cultura, sei costretto a riesaminare la tua", scrive. Paradossalmente, i viaggi di Baldwin nel mondo lo avvicinano ancora di più all'America del tempo. All'inizio degli anni Sessanta fa ritorno negli Stati Uniti per partecipare al movimento per i diritti civili. Viaggia per tutto il sud e scrive un'opera considerata esplosiva sull'identità nera e sulla situazione della lotta anti-razzista: "The fire next time". Baldwin rimane un esponente del movimento per i diritti civili per tutti gli anni Sessanta, anche se viene spesso criticato per il suo approccio pacifista. Dopo la pubblicazione di "Another country" è duramente attaccato per aver parlato dell'omosessualità all'interno della comunità nera di New York. Proprio per aver affrontato il tema della diversità sessuale, Eldridge Cleaver, leader delle Pantere Nere, accusa le opere di Baldwin di "odio assoluto per i neri". Quasi in risposta, Baldwin accentua le sue prese di posizione contro le discriminazioni sessuali. Dopo l'assassinio di personalità a cui era vicino come Medgar Evers, Malcolm X e Martin Luther King, ritorna in Francia e lavora a un libro che esprime tutta la disillusione di quel momento storico, "If Beale Street could talk". Anche se in questo libro emerge tutta la rabbia di Baldwin per gli avvenimenti recenti, rimane sempre un fautore dell'amore e della fratellanza universali. Durante gli ultimi dieci anni della sua vita compone numerose opere di narrativa, di saggistica e di poesia e scopre l'insegnamento come nuovo modo per avvicinarsi ai giovani. Nel 1986 fu nominato commendatore della Legion d'Onore dal governo francese. Rimane uno dei più importanti e attivi sostenitori dell'uguaglianza razziale fino alla morte, avvenuta nel 1987 a Saint Paul de Vence, in Costa Azzurra in Francia. Il suo ultimo romanzo, "Just above my head" è del 1979. Pur avendo trascorso gran parte della sua vita all'estero, Baldwin rimane essenzialmente uno scrittore statunitense, che non ha mai cessato di riflettere sulla sua esperienza di uomo nero in un'America bianca. La sua "voce", unita alle note del jazz, la musica colta afro-americana, dovrebbe risuonare forte negli Stati Uniti odierni, per arginare il dilagante populismo di stampo repubblicano.