Jammin Juan 2018: jazz di alto livello alla seconda edizione. Il bilancio delle tre serate |
Scritto da Jean Louis Truchi
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mercoledì 21 novembre 2018 |
JUAN LES PINS - Come l'anno scorso, 3 giorni di concerti di alto livello a fine ottobre per Jammin Juan. Con alcune modifiche: ogni pomeriggio 7 "showcases" di 35 minuti invece di 45, ogni sera un concerto di 55 minuti e un altro di 90 minuti. La formula è eccellente. Sarebbe impossibile parlare di tutti i 21 showcases. Abbiamo quindi dovuto fare una scelta, anche per i concerti della serata, allo scopo di menzionare solamente le più notevoli esibizioni di questa seconda edizione. Notevole il primo giorno con il trio del pianista Gregory Ott con il bassista Laurent Gautier e il batterista Matthieu Zins. Musica onirica, lirica, a volte romantica. Superdog, una band molto azzardata, sassofono baritono, trombone, batteria e tromba. Per finire questo primo pomeriggio, il quintetto di Claire Parsons, una voce molto bella. Per quanto riguarda i due concerti della prima serata, in primo luogo il trio di Philippe Villa di Nizza. Belle composizioni e molto professionale. Per concludere questa prima serata il sestetto del pianista Jean Michel Bernard, con un meccanismo ben collaudato, molto efficace, che suona le famose musiche da film del compositore Lalo Shifrin. Notevole gli assoli del trombettista Eric Giausserand e del sassofonista Fred Couderc. Secondo giorno: voce superba e scat di Kevin Norwood. Ottima tecnica, una gestualità che ricorda quella di un tenore, per questo sassofonista-insegnante di canto. Poi Favreau e Cedrick Bec con il pianista Ben Rando, un bel jazz stile Brad Mehldau. Un'altra musicista molto brava, trombonista, Elisa Klein, con il quartetto Michel Meis. Il pomeriggio si è concluso con il superbo Trio Lynx. Tre giovani musicisti virtuosi, un gruppo molto omogeneo. Si può prevedere un bel futuro. Il primo concerto serale è stata una performance piuttosto assurda di Haile Jno Baptiste da solo. Da dimenticare. Ma a seguire è arrivato il concerto più interessante di questo Jammin Juan, quello di Hugh Coltman con i suoi due fedeli Gael Rakotondrabe al pianoforte e tastiere, Raphael Chassin alla batteria, Eric Sauviat alla chitarra, Didier Havet al sassofono, Jerry Edwards al trombone, Jerome Etcheberry alla tromba e Frederic Couderc al clarinetto. Coltman ha cantato la sua ultima opera "Who's happy" ispirata a New Orleans. Terzo pomeriggio molto ricco di talenti. Anthony Jambon in lungo dialogo con il suo trombettista, Camille Passeri. Joran Cariou pianoforte, Benoit Lugué basso elettrico e Martin Wangermée batteria con melodie luminose di stampo jazz-rock. Poi un quartetto originale nella sua formazione e nelle sue composizioni: Youpi, con Laurent Maur armonica, Emilie Calmé flauto, Francois Lapeyssonnie basso e Curtis Efoua Ela batteria. La mia cotta del giorno: un quartetto dal Québec guidato da Rachel Therrien, tromba e flicorno. Sorvolo sul trio di Armel Dupas e Sly Johnson, che non rappresentano la mia musica preferita. In totale 84 musicisti al pomeriggio e 27 alla sera e un'offerta di stili musicali decisamente ampia, ma con il jazz come matrice essenziale. Bilancio più che positivo per questa seconda edizione.
(14 fotografie di Poulpy a pagina 109 della Galleria immagini)
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