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Recensendo [cd]: "Seymour read the Constitution" di Brad Mehldau
Scritto da Adriano Ghirardo   
mercoledì 27 giugno 2018
Se i sogni giocano un ruolo importante nella nostra vita, in bilico tra rielaborazione di materiale vissuto e pulsioni inconsce, ciò vale, a maggior ragione, per i musicisti che basano la propria carriera sull'equilibrio fra struttura e improvvisazione. Brad Mehldau non ha mai fatto mistero del suo interesse psicanalitico e, talvolta, mistico per la materia onirica e, in questo nuovo capitolo dello storico trio con Larry Grenadier e Jeff Ballard, ne fa un esplicito riferimento. Nelle note di copertina, infatti, racconta il sogno del 2014 in cui Philip Seymour Hoffman, figura rilevante della Hollywood più raffinata e attore feticcio di Joel Coen, gli lesse la Costituzione degli Stati Uniti in una biblioteca proprio un paio di settimane prima della sua tragica dipartita. Da questo episodio il pianista americano prende spunto per una riflessione musicale e politica sul declino intrapreso dal suo paese sotto la presidenza Trump (da lui definito "l'adultero bugiardo che ride alle spalle dei credenti che lo hanno votato"). Ma la denuncia del titolo lascia subito spazio alla ricerca della bellezza tipica dell'universo di Mehldau che, da par suo, ripropone quella fusione fra tocco classico, swing e armonie moderne che lo hanno decretato gigante dei nostri tempi. Tre composizioni originali (l'iniziale “Spiral”, la title track e “Ten tune”) si alternano a riletture di classici del jazz (“Almost like being in love”, “Beatrice” di Sam Rivers e “De-Dah” del sottovalutato Elmo Hope) ma non mancano omaggi a Paul Mc Cartney e Brian Wilson in un disco che fa della varietà di spunti la propria cifra stilistica. Sotto la sicura guida di un leader che può interpretare qualunque repertorio senza il rischio di perdere la propria originalità. In un periodo di incubi ricorrenti la musica e i sogni ci aiutano a vivere meglio.