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Recensendo [cd]: "Far from over" di Vijay Iyer
Scritto da Adriano Ghirardo   
marted́ 17 ottobre 2017
Il talento e l'originalità non sono mai mancati al quarantasettenne pianista (di chiare origini indiane) Vijay Iyer. Che fosse alla guida del suo trio, in esibizione solitaria o con gruppi allargati, come in questa occasione, ha sempre colpito per la visione personale nell'attualizzazione della storia del jazz. Se un difetto, peraltro comune ad altri esponenti della nuova generazione, si può percepire è un approccio musicale più cerebrale che emozionale. Per questa incisione Ecm Iyer aggiunge al suo rodato trio (Stephan Crump e Tishawn Sorey) una sezione fiati invidiabile formata da Steve Lehman al sax contralto, Mark Shim al tenore e Graham Haynes alla cornetta e flicorno. Non è musica semplice quella proposta dal sestetto ed il leader dimostra buona personalità producendo un disco dalle atmosfere prevalentemente mosse distaccandosi dall'estetica della label tedesca. Si percepisce, qua e là, l'influenza del movimento M-Base (le funkeggianti “Nope” e “Into action” tra le altre) che il gruppo assimila e riproduce in maniera matura evitando di ripercorrere strade già battute. Un disco impegnato anche socialmente per l'omaggio al poeta marxista Le Roi Jones battutosi per decenni per i diritti degli afro-americani ("For Amiri Baraka") ma, in generale, per la “necessità storica di continuare a lottare per una società equa e giusta”, dichiarata dal pianista nelle note di copertina. I risultati, negli Usa di Trump ma non solo, sono lontani dall'essere raggiunti ma ci piace intendere il titolo anche come un intento di ricerca, lungi dall'essere terminata, di una via nuova e rispettosa per il jazz del ventunesimo secolo.