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Recensendo [cd]: "We like it hot" di Vanessa Tagliabue Yorke
Scritto da Marco Scolesi   
sabato 17 giugno 2017
Per noi sanremesi appassionati di musica è stata una delle più belle sorprese del Tenco 2015. Una vera e propria rivelazione. La rassegna era dedicata alle canzoni di Francesco Guccini e quella di Vanessa Tagliabue Yorke fu una delle esibizioni più riuscite ed emozionanti. Poi tornò ancora in città, a Zazzarazzaz (festival della canzone jazzata del nostro Centro Studi Musicali Stan Kenton), e per l'omaggio a Fernanda Pivano, a cura del Club Tenco. Con piacere, quindi, ritroviamo Vanessa nel cd "We like it hot" (Artesuono), un omaggio al "jazz caldo" dei secondi anni 20 che risuonava a New York grazie a orchestre come quella di Paul Whiteman, Jean Goldkette e soprattutto grazie a orchestre appositamente riunite per accompagnare Annette Hanshaw. Questa voce, diversa da tutte le altre voci nasali delle flappers che comparivano spesso alla radio, stregò tutta l'America e fu presto soprannominata dai musicisti "The personality girl". "Annette - dice la Yorke - aveva un timbro caldo, morbido e una grande attitudine allo swing. Era una musicista estremamente umile, e timida, non amava comparire in pubblico e preferiva divertirsi nella jam session con i suoi amici piuttosto che incidere o fare stressanti tour attraverso l'America del Nord". In effetti poteva contare su musicisti di un notevole calibro: Eddie Lang alla chitarra, Joe Venuti al violino, Benny Goodman, Jack Teagarden, Adrian Rollini al sax basso, Miff Mole al trombone, Jimmy e Tommy Dorsey, Red Nichols e Frank Signorelli al pianoforte. Nel 1935 la Hanshaw decise di ritirarsi dalle scene, all'apice della carriera musicale. "Ha per me un fascino misterioso - spiega ancora la Yorke -. Questa imprevedibile interruzione della sua esperienza musicale ha sortito l'effetto di cristallizzare un feeling e un senso musicale che appartiene solo a quell'epoca e che però non cessa di stupirmi e di trasmettere una sorta di vitalità e di novità. Annette per me è il simbolo di una femminilità nobile, elegante, pulita, di una creatività che in qualche modo rifiuta lo spettacolo e che forse è consapevole di quanto sia difficile mantenere un rigore morale e spirituale passando attraverso queste luci abbaglianti". L'omaggio della Yorke (registrato dal vivo con Paolo Birro al pianoforte, Francesco Bearzatti al clarinetto e Mauro Ottolini al trombone) è perfettamente riuscito e si ascolta con grande piacevolezza. Ma soprattutto conferma la Yorke come una delle migliori voci in circolazione.