PARIGI - Laura Littardi è una delle più belle voci italiane in ambito jazz. Eppure, paradossalmente, è più nota all’estero che nel suo paese, l’Italia. Più precisamente la Littardi è di Ospedaletti, anche se da molto tempo vive in Francia, dove probabilmente la musica, e più in generale la cultura, è più apprezzata e valorizzata. Qualche anno fa pubblicò "Senza paura" ed ora è uscito il secondo cd dal titolo "Inner dance". Un lavoro intenso con 4 brani originali, composti dalla stessa Littardi, e “pezzi” di Stevie Wonder, Neil Young, Graham Nash e John Fogerty riletti con nuovi arrangiamenti jazz, scritti dalla cantante. Per conoscerla meglio l’abbiamo intervistata.

Quando ha iniziato a cantare?
Canto da sempre. Professionalmente dal 1987.

Le prime esperienze?
Nel 1983 ho fatto parte della band The Jokers. Ma già prima mi accompagnavo alla chitarra, riprendendo brani folk. Nel 1984 ho cantato pop in Israele per 2 mesi con Le Immagini. E’ stato il mio primo contratto professionale. In seguito, piccola tournée di 5 mesi. Poi a Parigi, dove dal 1987 ho cominciato a cantare jazz. Sono andata a scuola, ho studiato, e nel contempo ho cominciato a produrmi nei club parigini. Molto rapidamente ho anche cominciato a comporre e girare con il mio quartetto. Il resto è storia recente con concerti e a registrazioni discografiche.

Lei è di Ospedaletti: come vede la scena musicale del ponente ligure e perchè ha scelto di vivere in Francia?
Purtroppo non posso dire molto perché manco da 27 anni ormai e non conosco così bene la scena musicale del ponente ligure. Mi dicono che qualcosa si sta muovendo. Quando sono partita non ero ancora nel jazz e per altri stili il panorama musicale si muoveva con difficoltà. La scelta della Francia è casuale. Volevo viaggiare, conoscere, incontrare. Ero ribelle e cercavo delle  risposte. Parigi, comunque, é una città dove la cultura ha sempre avuto un posto privilegiato.

Come nasce "Inner dance"? Notevoli i musicisti coinvolti...
Dal bisogno di creare “un passaggio”. Da dove vengo a dove sono oggi, arricchita di tutto ciò che ho imparato e di tutte le esperienze condivise. E’ stato un viaggio interiore, nel contempo, uno sguardo sulla società che cambia. E poi è l’omaggio a un’epoca, gli anni ‘60 e ‘70, di piena espansione, di leggi nuove e con tanta speranza. Infine, la la gioia profonda di far musica al di là delle etichette. Cercavo musicisti che sapessero esprimere un ventaglio di sfumature, dalla più poetica e fragile a quella più ricca di forza e anche un po’ selvaggia. Ci sono Carine Bonnefoy al pianoforte, Mauro Gargano al contrabbasso, Guillaume Dommartin e Fabrice Moreau alla batteria. Tutti bravissimi. Bellissimo l’incontro con il sassofonista Francesco Bearzatti.

Nel cd, oltre alle rivisitazioni, ci sono 4 brani originali...
Sono nati naturalmente, un po’ come nel prolungamento del processo di arrangiamento e riarmonizzazione delle cover. L’una ispirava l’altra e viceversa, un po’ come dei vasi comunicanti. Così come per i testi.

C’è sempre un legame con la Liguria e il mare, protagonista della copertina?
Grande, profondo, talvolta calmo, talvolta mosso, come il mare appunto.

Progetti e concerti futuri...
Suoneremo al Sunside di Parigi il 25 maggio. Altre date sono in preparazione a partire da fine 2012. E poi le collaborazioni: tournée in Guyana con il Creole Groove Connection per il mese di ottobre; Swing no Limits con Emmanuel Bear all’organo e Niko Sarran alla batteria; in duo con il pianista Alain Jean Marie; Biliki in Marocco; scrittura di arrangiamenti per altri artisti, tra cui il progetto discografico di un artista svedese attualmente a Parigi. Infine, il nuovo cd. Ovviamente mi piacerebbe cantare in Italia al più presto.