| Home | Cerca | Galleria Immagini | The Mellophonium Bookshop |
sabato 20 aprile 2024
Direttore: Romano Lupi
Responsabile online: Marco Scolesi
| News | Articoli | Rassegne | Recensioni | Interviste |
Interviste
Intervistando: Sandro Bajini e la musica "L'improvvisazione jazz sposta il giudizio sull'esecutore"
Scritto da Marco Scolesi   
venerdì 06 marzo 2015
MILANO - Sandro Bajini, classe 1928, anche se è laureato in medicina e si è sempre occupato di teatro e poesia, è un eccellente appassionato di musica, soprattutto classica e opera. Da giovane ha suonato fisarmonica e flauto dolce, ha scritto un libretto d'opera ("Il sesto cerchio", ispirato da un racconto di Cechov, su musiche di Luigi Abbate) e il protagonista di "Fagotto rosso" (Philobiblon), sua felicissima opera di narrativa, è appunto un fagottista, un professore d'orchestra comunista che narra in prima persona la fine di un'epoca dopo il crollo del socialismo. In sostanza è sempre stato in compagnia della musica e a Milano, dove vive, pur essendo originario della provincia di Pavia, ha avuto la possibilità di assistere a molti concerti. C'è, però, nella sua "carriera" di ascoltatore una lacuna, così la definisce lui: il jazz, la musica colta afro-americana. Da qui parte la nostra intervista. 

Il nostro sito, come sai, si occupa principalmente di jazz e improvvisazione. Settore che però tu non hai mai amato. Puoi spiegarci perchè?
"Tu mi hai scritto, in una lettera, che i canti blues, che poi generarono il jazz, nei primi anni del 900 erano un inno alla libertà per gli afro-americani, schiavi nelle piantagioni di cotone. Se penso a questo mi sento in dovere di amarlo e colpevole di non averlo amato. E mi vedo come quel piccolo borghese meschinetto che sono. Che cosa dunque "non mi convince” nel jazz? Non certo la poliritmia e la sincope, che esistono in tutta la musica da secoli, ma l’improvvisazione, che sposta l’attenzione e il giudizio dalla musica all’esecutore. È questa la vera novità e credo che il punto dolente sia tutto qui. Credo che un’opera d’arte sia qualcosa di concluso e che non possa essere modificata ma soltanto interpretata  nelle sue componenti. L’improvvisazione nega validità all’opera in sé e la fa diventare materia bruta per la sua momentanea elaborazione, il cui risultato è una serie che tende all’infinito, dove l’arte non sta nell’opera ma in chi la realizza. Anche questo è tuttavia poiein e se la poesia è poiein qualsiasi poiein ha diritto di esistere".

Personalmente ritengo che l'approccio giusto per ascoltare la musica sia quello di lasciarsi guidare dalle emozioni, dalle sensazioni, senza cadere in una deriva razionale o cerebrale? Qual è in tal senso la tua opinione?
"Ma si può amare qualcosa, o qualcuno, perché la ragione lo giudica necessario? Il fatto è che il jazz io non lo “sento”, e la musica si “sente”, poiché ti lasci guidare dalle sensazioni senza cercare un approccio razionale o cerebrale ed è l’atteggiamento giusto poiché la musica non chiede affatto di essere “capita”. Anch’essa parla a quel che comunemente si chiama cervello ma che anatomicamente si chiama encefalo, di cui il cervello propriamente detto, sede della razionalità pura, è la parte più superficiale. Sede delle sensazioni e dei sentimenti è invece la parte interna dell’encefalo, il mesencefalo. Ed è al mesencefalo che la musica parla. Essa parla, ma soltanto a coloro che la vogliono “sentire”. Adorno non la vuole sentire ma la sottopone ad un processo di razionalizzazione, la vuole soltanto “capire”, e la capisce tutta, senza mezzi termini, la  esaurisce nella razionalità e nella storia, la considera più una scienza in evoluzione che un’arte. E non ha dubbi nel preferire Schonberg a Stravinskij, per il semplice fatto che Schonberg ha inventato la dodecafonia ed è più all’avanguardia. Un giudizio di questa fatta è possibile senza ascoltare la musica dell’uno e dell’altro. Se io adottassi il metodo Adorno, apprezzerei il jazz infinitamente, essendo più che sufficiente la ragione di cui all’inizio".

Il tuo, sul jazz, è un dubbio legittimo, che troverà diversi sostenitori. Nel jazz moderno, però, non c'è solo improvvisazione. Molta musica è scritta e comunque c'è sempre un tema iniziale, ovviamente composto in precedenza. Questo aspetto può interessarti?
"Certamente. Se da giovane, ascoltando un brano jazzistico, avessi potuto seguire sul pentagramma il disegno melodico relativo, avrei considerato il jazz come qualsiasi altro fenomeno musicale".
Leggi tutto...
 
<< Inizio < Prec. 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Pross. > Fine >>

Risultati 19 - 19 di 22