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Recensioni
Recensendo [cd]: "The river of Anyder" di Stefano Battaglia
Scritto da Adriano Ghirardo   
lunedì 31 ottobre 2011
Il quarantacinquenne pianista milanese si è costruito, attraverso numerose incisioni come leader, una fama di musicista di grande rigore artistico in grado di soddisfare critici ed appassionati senza, peraltro, ammiccare a formule di facile presa. In questo quarto disco prodotto dalla Ecm,  accompagnato da Salvatore Maiore al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria, rende omaggio a vari luoghi immaginari creati dalla penna di scrittori e filosofi di ogni tempo. Forte dell’esperienza accumulata negli ultimi 20 anni, sia come interprete classico che come improvvisatore jazz, Stefano Battaglia riesce a plasmare materiali di varia ispirazione in un viaggio sonoro sempre interessante e, nonostante l’apparente cerebralità dell’operazione, più piacevole rispetto ad alcune delle ultime opere quali “Pastorale”, inciso in duo col percussionista Michele Rabbia nel 2010. Si va dall’iniziale omaggio tolkieniano di “Minas Tirith” all’evocativa “Sham-bha-lah” passando per l’orientaleggiante “Ararat” che si divide in due parti ("Dance" e "Prayer"), a seconda dell’intensità del mood proposto. Un altro brano molto riuscito è “Bensalem” in cui un semplice tema di otto note viene sviscerato in tutte le sue potenzialità attraverso modulazioni armoniche che sfociano in una lunga improvvisazione su un pedale reminiscente di alcune esperienze jarrettiane. Però il tocco ed il fraseggio di Battaglia hanno raggiunto una perfetta maturità ed originalità tanto da farlo considerare tra i musicisti più interessanti del panorama jazzistico italiano. Nella title track l’omaggio dichiarato è alle acque del fiume citato da Thomas More nella sua “Utopia”. Forse è cercando nell’utopia più che accontentandosi dell’esistente che si trova l’ispirazione giusta per produrre uno dei migliori dischi italiani di questo 2011.
 
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