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L'editoriale [numero 63]: "Il jazz piange Ahmad Jamal, il pianista degli spazi e dei silenzi"
Scritto da Marco Scolesi   
marted́ 18 aprile 2023
Il mondo del jazz piange Ahmad Jamal, pianista, morto il 16 aprile a 92 anni a causa di un tumore alla prostata. Nato Frederick Russell Jones (Pittsburgh, 2 luglio 1930), cambiò il suo nome in Ahmad Jamal dopo la sua conversione all'Islam avvenuta nel 1950. Poco considerato all'inizio è stato uno dei pianisti jazz più importanti della seconda matà del Novecento. Fu Miles Davis a "scoprirlo". "Mia sorella mi chiamò da una cabina telefonica del Persian Lounge di Chicago e mi disse: senti, c'è questo pianista che sto ascoltando in questo momento, si chiama Ahmad Jamal e penso che ti piacerà. Lo andai a sentire quando fui a Chicago e mi entusiasmò con il suo uso dello spazio, la sua leggerezza, il suo understatement, il suo lirismo e il suo fraseggio. Ho sempre pensato che Ahmad Jamal fosse un grandissimo pianista che non ha mai avuto il riconoscimento che gli spettava", parole di Miles Davis. Ahmad Jamal, il pianista degli spazi e dei silenzi.
Dalle nostre parti, tra Ponente Ligure e Costa Azzurra, suonò molte volte. Personalmente ricordo il live al Nice Jazz Festival nel luglio del 2012, in una serata al Theatre de Verdure con Sebastien Chaumont, Ron Carter e Ahmad Jamal appunto (nella nostra Galleria immagini si trovano anche le foto di Umberto Germinale). Così scrissi sul Mellophonium.it dopo la serata: "La chicca della serata è arrivata con il terzo set. Il grande pianista Ahmad Jamal, classe 1930, ha presentato (con Reginald Veal al contrabbasso, Herlin Riley alla batteria, Manolo Badrena alle percussioni) il suo nuovo cd "Blue moon". Un lavoro che omaggia il cinema americano anni '50-'60 e i musical di Broadway. Più alcuni brani originali, scritti per l'occasione. Il tutto con il suo classico stile frammentato. Una grande lezione di stile. A seguire i concerti anche un ospite d'eccezione: il batterista Jack De Johnette, che il 20 luglio si esibirà a Juan Les Pins con Keith Jarrett, che spesso ha dichiarato di amare Jamal. Tra grandi musicisti ci si capisce". A Nizza Jamal suonò altre volte, così come a Jazz a Juan e al Montecarlo Jazz Festival. Si esibì in quartetto anche il 2 giugno 1988 al Salone delle Feste del Casinò.

POCO NOTO AL GRANDE PUBBLICO MA AMATO DALLA CRITICA

Inizialmente sottovalutato dai critici, che lo consideravano poco più che un pianista da piano bar, nelle fasi più avanzate della sua carriera Jamal si è trovato nella situazione opposta: poco conosciuto dal grande pubblico, è oggi riconosciuto dalla critica e dagli appassionati come una figura fondamentale del pianoforte jazz della seconda metà del XX secolo, uno dei primi ad avere avuto il coraggio di innovare differenziandosi dallo stile boppistico introdotto sul pianoforte da Bud Powell. La sua tecnica gli ha guadagnato i più svariati appellativi: "Il profeta", "Il maestro", "L'architetto", "Ahmad il magnifico", "Il prestigiatore del piano", "L'uomo con due mani destre".
Ahmad Jamal nacque a Pittsburgh da una famiglia modesta: suo padre lavorava in un'acciaieria e sua madre era una collaboratrice domestica: fu lei a procurargli il piano su cui il piccolo Frederick cominciò ad esercitarsi fin dall'età di 3 anni. Iniziò a suonare nei locali di Pittsburgh giovanissimo con il nome di "Fritz" Jones, ed ebbe l'opportunità di poter accompagnare Dinah Washington e Big Sid Catlett. Dopo aver militato dal 1947 al 1949 nell'orchestra di George Hudson (dove non si trovò bene) e aver invano tentato di ottenere ingaggi a Pittsburgh con un suo quartetto (The Four Strings) Frederick (non più "Fritz") approdò a Chicago attorno al 1950.

CHICAGO E L'ISLAM

Qui nel 1951 fondò un trio (The Three Strings) con Ray Crawford (chitarra) e Eddie Calhoun (contrabbasso). L'anno dopo si convertì alla confessione islamica della Ahmadiyya, una comunità religiosa originaria del Pakistan e non considerata ortodossa dagli osservanti Sunniti, e assunse definitivamente il nome di Ahmad Jamal. Jamal era uno dei pianisti preferiti di Miles Davis ed ebbe un'influenza fondamentale sullo stile del famoso primo quintetto del trombettista, soprattutto per quello che riguarda l'uso dello spazio e della dinamica. Lo stile di Jamal (sia nella composizione, sia negli arrangiamenti, sia negli assoli), si distingueva dall'allora dominante estetica Be Bop per fraseggi meditativi e di ampio respiro.

"POINCIANA" E L'USO DELLO SPAZIO

Uno dei più grandi successi di Jamal fu la sua versione di "Poinciana", che registrò per la prima volta dal vivo al club Pershing a Chicago. Il suo stile ha avuto un'evoluzione costante, aperto e leggero negli anni cinquanta, funky e ispirato alla musica Caraibica negli anni Settanta, basato su voicing aperti e su escursioni virtuosistiche negli anni Novanta, senza però mai allontanarsi dal caratteristico uso dello spazio, di drammatici crescendo e conservando un generoso uso dello staccato nella parte armonica. Oltre che il pianoforte Jamal ha spesso utilizzato tastiere elettriche della Fender e della Wurlitzer (Wurlitzer 200).

UN MUSICISTA ISOLATO E L'ALHAMBRA

Jamal ha sempre avuto un temperamento casalingo, poco portato alla vita raminga tipica del jazzista e decisamente avverso all'ambiente affaristico collegato all'industria musicale (ad esempio si rifiutò sempre di lasciare il Midwest per New York, come fece la maggior parte dei jazzisti più famosi negli anni 50). Per questo ha sempre avuto una visibilità inferiore ai suoi meriti, e si è spesso volontariamente isolato dal mondo della musica: ad esempio, per diversi anni negli anni Sessanta e Settanta si ritirò a Chicago per dirigere il proprio club, l'Alhambra.

GLI ULTIMI ANNI

A partire dagli anni Ottanta Jamal ha ricominciato a effettuare tournée e a partecipare ai festival europei, quasi sempre col suo trio che ha come altri componenti il bassista James Cammack e il batterista Idris Muhammad. Inoltre a partire dall'album "Big Byrd: The Essence, part 2" (il primo in cui compare un sassofonista), Jamal ha regolarmente collaborato con George Coleman.

Il regista e attore Clint Eastwood, famoso appassionato di jazz e che ha dedicato un film a Charlie Parker, utilizzò due brani dell'album "But not for me" nel suo film del 1995 "I ponti di Madison County". Rivedere quel film potrebbe anche essere un modo per ricordare Ahmad Jamal. Poi chiaramente restano i suoi dischi, lascito imprescindibile, peculiarità dei grandi artisti.
 
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